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Russiagate, legali Flynn accusano: "Incastrato dall'Fbi"

30 aprile 2020 | 17.29
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(Afp)
(Afp)

(di Marco Liconti) Michael Flynn fu "incastrato" dall'Fbi. A lanciare la pesante accusa è la difesa dell'ex generale a tre stelle ed ex consulente per la Sicurezza nazionale della casa Bianca, la cui testa fu la prima a cadere nel febbraio del 2017, per la vicenda Russiagate, l'indagine sui presunti e mai dimostrati collegamenti tra la campagna presidenziale di Donald Trump e il Cremlino.

Nuovi documenti acquisiti dalla difesa di Flynn dimostrerebbero, secondo i legali dell'ex generale, che da parte del Bureau vi fu un intento persecutorio, finalizzato a dimostrare una tesi precostituita. I documenti, consegnati dal dipartimento di Giustizia agli avvocati Sidney Powell e Jesse Binnall, contengono uno scambio di email tra alcuni funzionari dell'Fbi e una terza persona non identificata, preparatorie all'interrogatorio al quale lynn venne sottoposto nel gennaio del 2017. A seguito di quell'interrogatorio, Flynn ammise di avere mentito all'Fbi riguardo ai suoi contatti con la Russia.

In base alle mail, appare che gli agenti Fbi diano per scontato che Flynn mentirà e discutono se e quando avvertire l'ex generale che eventuali dichiarazioni non veritiere potrebbero portare ad una sua incriminazione. La terza persona non identificata che prende parte allo scambio si spinge al punto di chiedere, con ironia, se l'intento non sia proprio quello di spingere Flynn a mentire, prima di convenire che per "proteggere l'istituzione" sarebbe meglio "non fare giochetti".

'C'era una tesi precostituita'

"Qual è l'obiettivo? Verità/ammissione o indurlo a mentire, così che possiamo incriminarlo o farlo cacciare?", chiede la persona non identificata in un memo scritto prima dell'interrogatorio di Flynn, avvenuto il 24 gennaio del 2017, quattro giorni dopo l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Per i legali di Flynn, ce n'è abbastanza per definire lo scambio "sconvolgente" e dichiarare che l'ex generale e consigliere di Trump venne "incastrato da agenti corrotti ai vertici dell'Fbi" che puntavano a dimostrare una tesi precostituita.

I documenti sono stati ottenuti dalla difesa di Flynn il 24 aprile e resi pubblici oggi, dopo che il ministro della Giustizia William Barra a gennaio ordinò un'attenta revisione sulla gestione dell'indagine a carico dell'ex generale da parte del procuratore speciale Robert Mueller, che guidò il team investigativo sul Russiagate. Flynn, oggi 61enne, venne licenziato dalla Casa Bianca il mese successivo al suo interrogatorio. A dicembre del 2017 si dichiarò colpevole di aver mentito all'Fbi sui suoi colloqui avvenuti durante la fase di transizione tra l'Amministrazione Obama e quella Trump con l'allora ambasciatore russo negli Usa, Sergey Kislyak, riguardo alle sanzioni contro Mosca e per la sua attività di lobby per il governo turco.

Flynn, che è attualmente in attesa di giudizio, lo scorso anno ha decisio di licenziare i suoi avvocati dell'epoca e di affidarsi a Powell e Binnall. Inoltre, l'ex generale ha disconosciuto la sua ammissione di colpevolezza, sostenendo di essere stato raggirato dal suo primo collegio di difesa e di essere innocente.

Ancora una volta protagonisti l'ex agente Strzok e l'avvocato dell'Fbi Page

Lo scambio di email finito ora nelle mani dei nuovi legali di Flynn vede coinvolti, tra gli altri, due funzionari Fbi assurti a simbolo della controversa gestione dell'indagine sul Russiagate. Si tratta dell'ex agente Peter Strzok e dell'ex avvocato del Bureau Lisa Page. Strzok venne rimosso dalla squadra investigativa del procuratore Mueller nel luglio del 2017, e poi licenziato in tronco dall'Fbi, dopo che venne alla luce un suo scambio di sms con la Page, con la quale aveva una relazione, nella quale i due si scambiavano messaggi molto critici su Trump. Anche la Page, in seguito lasciò il team di Mueller e infine l'Fbi.

Il dipartimento di Giustizia, che ancora tiene in piedi le accuse contro Flynn, ha ora tempo fino all'11 maggio per rispondere alle contestazioni dei legali dell'ex generale, per i quali è evidente l'intento persecutorio contro il loro assistito. Nella loro acquisizione di documenti, va ricordato, i legali di Flynn lo scorso anno fecero richiesta al dipartimento di Giustizia anche di due dispositivi Blackberry che si ritiene siano appartenuti a Joseph Mifsud, il misterioso professore maltese della romana Link Campus University, protagonista di un altro filone del Russiagate.

E il presidente rilancia i tweet a favore di Flynn

Secondo gli avvocati, le memorie dei Blackberry potevano contenere prove a discarico di Flynn. La loro richiesta non venne accolta. Il ruolo di Mifsud e di altri presunti attori della vicenda Russiagate è oggetto di un'altra indagine, affidata dal ministro della Giustizia Barr al procuratore John Durham, che punta a fare luce sulla genesi del Russiagate, il ruolo degli allora vertici dell'Fbi e della Cia e di eventuali governi alleati. In questo ambito, Barr e Durham lo scorso anno sono stati due volte in visita a Roma per incontrare i vertici dei servizi di intelligence italiani, che hanno più volte smentito qualsiasi coinvolgimento nella vicenda Russiagate.

La notizia dell'esistenza di documenti a possibile discolpa di Flynn ha visto l'immediata reazione dell'entourage del presidente Usa, che ha sempre considerato il Russiagate un complotto architettato dal 'Deep State' di Washington ai danni di Trump. Donald Trump Jr, primogenito del presidente, in un tweet ha affermato che "non solo le accuse contro il generale Flynn dovrebbero essere immediatamente ritirate, ma i traditori che lo hanno incastrato dovrebbero essere in galera!". Lo stesso presidente Trump, oltre a rilanciare una serie di tweet a favore di Flynn, ha condiviso un breve video postato dall'ex generale in cui compare una bandiera americana sventolante.

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