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Coronavirus: Liu (China Media Group), 'prove presenza in Usa prima annuncio ufficiale'

08 maggio 2020 | 18.20
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"Le accuse di Washington non sono altro che un boomerang che sta danneggiando ulteriormente non solo gli Stati Uniti ma la fiducia reciproca con Pechino. Inchiesta? Far lavorare gli scienziati senza politicizzare la ricerca"

Coronavirus: Liu (China Media Group), 'prove presenza in Usa prima annuncio ufficiale'

"Un numero crescente di prove" suggerisce che il coronavirus sia "apparso negli Stati Uniti ben prima dell'annuncio ufficiale e per la Casa Bianca scaricare la responsabilità sulla Cina non potrà servire a compensare i propri errori, per non parlare della perdita di tempo e delle vite perse". Lo afferma all'Adnkronos il giornalista del China Media Group, Liu Pai, commentando le accuse di mancanza di trasparenza mosse dall'amministrazione americana a Pechino che hanno riacceso le tensioni tra i due Paesi.

"Le accuse di Washington non sono altro che un boomerang che sta danneggiando ulteriormente non solo gli Stati Uniti ma la fiducia reciproca con Pechino", sostiene il giornalista che in merito alle accuse americane riferisce "una serie di fatti: il 27 dicembre un medico di Wuhan ha riportato i primi tre casi di contagio sospetto del Covid-19; due giorni dopo, il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie e gli ospedali in loco hanno dato il via alle indagini epidemiologiche; il 3 gennaio, il governo cinese ha iniziato ad aggiornare la situazione all'Organizzazione mondiale della sanità e agli altri Paesi, ivi compresi gli stessi Stati Uniti; L'11 gennaio, la Cina ha condiviso le sequenze genetiche del nuovo coronavirus".

"Dall'altra parte, parlando della cosiddetta trasparenza della gestione dell'amministrazione Usa, ultimamente abbiamo preso atto di una serie di annunci interessanti - aggiunge Liu - Il funzionario della contea di Santa Clara, Jeffrey Smith, citando le informazioni del dipartimento locale di controllo delle malattie, ha detto che la trasmissione del Covid-19 da parte dei comuni e quartieri potrebbe essere avvenuta già nel dicembre del 2019; il governatore della California, Jerry Newsom, ha annunciato che dal mese di dicembre scorso sono state effettuate autopsie sui casi di sospetti decessi da Covid-19, che potrebbero portare a nuove scoperte; a marzo, Robert Redfield, direttore del centro per il controllo e la prevenzione epidemica, ha riconosciuto pubblicamente che il Covid-19 è stato in effetti responsabile di alcuni dei decessi della stagione influenzale iniziata lo scorso settembre".

Sulla possibilità che la Cina accetti un'inchiesta internazionale indipendente sull'origine del coronavirus, sulla quale l'Ue si è detta d'accordo, il giornalista replica che "la Cina, che ha subìto perdite importanti durante questa lotta al Covid-19, ritiene da sempre scientificamente necessaria la ricerca dell'origine del nuovo coronavirus per prevenire simili emergenze sanitarie in futuro. Ma si tratta appunto di una cosa puramente scientifica per la quale gli unici competenti sono gli scienziati. A questo punto occorre far lavorare tranquillamente gli scienziati senza politicizzare una ricerca che ha grandi valenze scientifiche".

Sul fatto che gli aiuti cinesi all'Italia, come quelli russi, abbiano creato malumori, in particolare negli Stati Uniti, che temono uno scostamento dalle nostre alleanze tradizionali, smentito sia da Conte che da Di Maio, Liu nega che la Cina, a parte il desiderio di solidarietà nei confronti dell’Italia, abbia altri obiettivi.

"Ricordiamo che l'amicizia tradizionale tra Cina e Italia, in particolare nella cooperazione sanitaria, non è iniziata solo da questo periodo e anche questa volta, subito dopo lo scoppio dell'emergenza sanitaria in Cina, l'Italia è stata tra i primi Paesi a mandarci un volo umanitario di materiali medici e sanitari, per cui Pechino è sempre gratissima", spiega.

"Ora che la Cina è uscita dal periodo più difficile, vuole da una parte ricambiare gli aiuti ricevuti dai vari Paesi e dall'altra offrire aiuti a tutti i Paesi e regioni che ne hanno bisogno per contribuire all'eventuale vittoria di una battaglia ormai mondiale contro il Covid-19 - dichiara - Fino al 29 aprile, la Cina ha offerto mascherine, tute protettive, tamponi e ventilatori a 127 Paesi e 4 organizzazioni internazionali, e ha inviato 17 task force di esperti in 15 Paesi. L'Italia quindi fa parte di tutti questi soggetti con cui la Cina voleva procedere anche ad una cooperazione a lungo termine in una lotta congiunta per eliminare definitivamente l'epidemia su scala globale".

"Come ha sottolineato il nostro ministro degli Esteri Wang Yi in una conversazione telefonica con il ministro Di Maio, oltre alla fornitura di materiali e dispositivi, i due Paesi possono lavorare insieme su diversi settori lungimiranti come lo sviluppo congiunto dei vaccini e antidoti e la tele medicina. Inoltre, ultimamente sono felice di vedere una continuazione di simili collaborazioni anche in ambito regionale, come ad esempio la realizzazione e la distribuzione gratuita in diverse città italiane della versione italiana del manuale Prevenzione e controllo del Covid-19, modello cinese, a cura del famoso infettivologo cinese Zhang Wenhong, grazie al contributo dell'Università di Bologna", prosegue.

"Per quanto riguarda la preoccupazione degli Usa - conclude - volevo specificare che nella cooperazione internazionale anti Covid-19, la Cina, come affermato più volte dal ministero degli Esteri, è disposta ad offrire possibili aiuti e portare avanti uno scambio di esperienze con tutti, ivi compresi anche gli Stati Uniti".

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