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Libia, denuncia del Papa: "Inferno nei lager di detenzione ma ci danno versione distillata"

08 luglio 2020 | 12.14
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Francesco ricorda le sofferenze atroci patite dai migranti trattenuti dal governo di Tripoli: "Questa gente soltanto veniva con la speranza"

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

"Che inferno" si vive in Libia, "nei lager di detenzione", ma ci danno una "versione distillata". E’ la forte denuncia del Papa nel corso della messa celebrata a Casa Santa Marta a sette anni dal suo pellegrinaggio a Lampedusa. Il Pontefice parla a braccio ed è proprio questo il passaggio più forte, nel quale Bergoglio denuncia la situazione in cui vivono i migranti in Libia.

"Ricordo quel giorno, 7 anni fa, a Lampedusa, nel Sud dell’Europa, in quell’isola. Alcuni mi raccontavano le loro storie, quanto hanno sofferto per arrivare lì - dice Bergoglio -. C’erano degli interpreti e uno raccontava cose terribili nella sua lingua e l’interprete sembrava tradurre bene ma questo parlava a lungo e la traduzione era breve. Pensai: si vede che questa lingua ha giri più lunghi per esprimersi".

Di ritorno a casa l’amara verità: "Quando sono arrivato a casa, nella reception c’era una signora, pace alla sua anima se ne è andata, che era figlia di etiopi. Capiva la lingua e aveva seguito l’incontro. Mi ha detto: 'Senta, quello che ha detto il traduttore etiope non è che la quarta parte delle torture e delle sofferenze che hanno vissuto loro'".

"Mi hanno dato la versione distillata, questo succede oggi con la Libia. Ci danno la versione distillata: ma voi non immaginate l’inferno che si vive lì in quei lager di detenzione e questa gente soltanto veniva con la speranza".

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