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Recovery, ecco la bozza: 208,8 miliardi all'Italia

20 luglio 2020 | 20.42
LETTURA: 6 minuti

La proposta di compromesso inviata dal presidente del Consiglio Europeo Michel alle delegazioni: Rrf sale a 672,5 miliardi, il totale del piano resta a 750 miliardi. Su piani nazionali voto a maggioranza in Consiglio. Cosa prevede la 'negobox' per l'Italia. Nel nuovo piano spunta anche il 'regalo' all'Olanda. Conte: "C'è stata svolta, sono ottimista" (VIDEO). Merkel: "Accordo possibile". Rutte: "Ieri sera ho pensato 'è finita', ora soddisfatto"

Afp
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Nella proposta di compromesso, la 'negobox' come si dice in gergo, sull'Mff 2021-27 e su Next Generation Eu inviata dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel alle delegazioni nazionali, la Recovery and Resilience Facility, il 'cuore' del piano per la ripresa, viene rafforzata, anche rispetto alla proposta iniziale della Commissione e a quella di compromesso avanzata da Michel il 10 luglio scorso, passando da un totale di 560 mld a 672,5 mld di euro, dei quali 312,5 mld di trasferimenti (rispetto a 310 mld) e 360 mld di prestiti (rispetto a 250 mld). Il nuovo piano porterebbe all'Italia quasi 209 miliardi.

Si tratterebbe di oltre 30 miliardi in più rispetto alla prima proposta (173,8 miliardi). Lo si apprende da fonti italiane. Dei 208,8 mld, 81,4 mld sono trasferimenti, in lieve calo da 85,24 mld, mentre 127,4 mld sono prestiti, rispetto a 88,584 mld. Aumentano dunque, di molto, i prestiti, che vanno restituiti ma che sarebbero a tassi molto bassi, visto che la Commissione, un emittente sovrano, si può finanziare a tassi molto bassi, avendo rating tripla A dalla maggior parte delle agenzie.

Cosa prevede la 'negobox' di Michel per l'Italia

E nella bozza del piano spunta anche il 'regalo' all'Olanda

LA BOZZA - L'ammontare totale di Next Generation Eu, come è stato ribattezzato dalla Commissione il Recovery Plan, è di 750 mld di euro, invariato rispetto alla proposta iniziale. Di questi, 360 mld sono prestiti (rispetto a 250 mld iniziali), 390 sono trasferimenti (rispetto a 500). Pertanto, il 48% di Nge è costituito da prestiti, che si restituiscono (ma saranno a tassi molto bassi, perché la Commissione è un emittente con rating tripla A dalla maggior parte delle grandi agenzie), il 52% da trasferimenti, che per definizione non si restituiscono.

Conte: "C'è stata svolta, sono ottimista" (VIDEO)

Il piano, che interagirà e potenzierà il Quadro Finanziario Pluriennale, è stato rimodulato in modo da concentrare molta forza finanziaria sulla Recovery and Resilience Facility, lo strumento destinato a finanziare i piani nazionali di ripresa e di resilienza, che i Paesi membri dovranno presentare alla Commissione, possibilmente entro l'autunno. Il 70% dei trasferimenti va impegnato negli anni 2021 e 2022; il restante 30% entro la fine del 2023.

Merkel: "Accordo possibile"

Il taglio dei trasferimenti si fa sentire su tutti gli altri programmi di Next Generation Eu: React Eu, destinato a potenziare i fondi di coesione, dai 50 mld della proposta di Michel del 10 luglio a 47,5 mld (React Eu è l'altro programma che stava molto a cuore all'Italia, e viene penalizzato poco).

Rutte: "Ieri sera ho pensato 'è finita', ora soddisfatto"

I tagli penalizzano i fondi Nge destinati a potenziare HorizonEurope, il programma per la ricerca, che passano da 13,5 a 5 mld; InvestEu, erede del piano Juncker, che passa da 30,3 mld a 2,1 mld; dimezzato il rafforzamento allo sviluppo rurale, da 15 a 7,5 mld; il potenziamento del Just Transition Fund passa da 30 a 10 mld; a RescEu, il programma di rafforzamento della risposta alle emergenze passa da 2 mld a 1,9 mld; Ndici, i fondi per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale, passano da 15,5 mld a 3,5 mld.

Scompare il Solvency Support Instrument, da 26 mld a zero, che era stato pensato per salvare le imprese strategiche in difficoltà a causa della pandemia di Covid-19. Era però un programma comunitario, che non a tutti gli Stati membri andava a genio; qualcuno aveva perplessità sul piano giuridico. Inoltre l'allocazione dei suoi fondi dipendeva dalle necessità e non era prevedibile: essendo per così dire un 'figlio di nessuno', nell'ottica degli Stati nazionali, viene sacrificato. Scompare da Nge anche il programma per la salute, 7,7 mld di euro: nella 'negobox' non figura più.

L'iter di approvazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, necessari ad accedere alla Recovery and Resilience Facility, prevede l'approvazione del via libera dato dalla Commissione da parte del Consiglio, con un voto a maggioranza qualificata, come nella prima proposta negoziale di Michel. Per quanto riguarda l'attuazione dei piani stessi, è la Commissione che la segue, ma chiedendo l'opinione del Comitato economico e finanziario, organo tecnico del Consiglio.

E' prevista la possibilità di sollevare la questione davanti al Consiglio Europeo, ove mai "uno o più" Stati membri nel Comitato Economico Finanziario ritenessero che sussista il rischio di una "seria deviazione" dal "soddisfacente raggiungimento" delle "tappe" e degli obiettivi rilevanti. Il testo del passaggio, oggetto di ripetute limature e affinamenti, è abbastanza involuto, e la struttura del procedimento sufficientemente barocca, da consentire di soddisfare le esigenze politiche di diversi Paesi.

Il testo del passaggio, punto A16 della bozza, recita: "I piani di ripresa e di resilienza verranno valutati dalla Commissione entro due mesi dalla loro presentazione. Il criterio della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, come pure il rafforzamento del potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica e sociale dello Stato membro avranno i punteggi più alti nella valutazione".

"Anche il contributo effettivo alla transizione verde e a quella digitale - continua il testo - sarà un prerequisito per una valutazione positiva. La valutazione dei piani di ripresa e di resilienza verrà approvata dal Consiglio, a maggioranza qualificata, su proposta della Commissione, attraverso un atto attuativo che il Consiglio si sforzerà di adottare entro quattro settimane dalla proposta".

"La valutazione positiva delle richieste di pagamento - si legge ancora - sarà soggetta al raggiungimento soddisfacente delle tappe e degli obiettivi rilevanti. La Commissione chiederà l'opinione del Comitato economico finanziario sulla rispetto soddisfacente delle tappe e degli obiettivi rilevanti. Il Comitato economico e finanziario si sforzerà di raggiungere un consenso".

Se, eccezionalmente - prosegue il testo - uno o più Stati membri dovessero valutare che sussistono serie deviazioni dal rispetto soddisfacente delle tappe e degli obiettivi rilevanti, questi possono chiedere al presidente del Consiglio Europeo di deferire la questione al successivo Consiglio Europeo".

"La Commissione - continua - adotterà una decisione sulla valutazione sul rispetto soddisfacente delle tappe e degli obiettivi rilevanti e sull'approvazione dei pagamenti in accordo con la procedura di esame", che è quella della comitatologia, prevista nella prima proposta della Commissione. E' probabile che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si riferisse anche a questo passaggio stamani, quando ha parlato di una soluzione più rispettosa delle disposizioni dei trattati.

"Se la questione viene deferita al Consiglio Europeo, nessuna decisione della Commissione riguardante il rispetto soddisfacente delle tappe e degli obiettivi rilevanti e sull'approvazione dei pagamenti verrà presa finché il successivo Consiglio Europeo non abbia discusso in modo decisivo (che cosa si intenda esattamente per discutere 'decisively' non è chiaro, ndr) della questione. Questo processo non dovrebbe prendere più di tre mesi, dopo che la Commissione ha chiesto al Comitato economico e finanziario la sua opinione". Non viene specificato che cosa accade nel caso in cui il Consiglio Europeo non abbia discusso "in modo decisivo" della questione passato questo termine.

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