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Capitano del cargo che portò a Beirut il nitrato d'ammonio: "Sono sconvolto"

06 agosto 2020 | 17.23
LETTURA: 3 minuti

La ricostruzione della catena di eventi che ha portato alla morte di 157 persone

(Afp)
(Afp)

"Sono sconvolto". Non riesce a dire altro Boris Prokoshev, il 70enne capitano in pensione della nave che il 21 novembre del 2013 attraccò al porto di Beirut con il suo carico di nitrato d'ammonio, quella 'bomba ad orologeria' trasferita un anno dopo nell'hangar 12 ed esplosa due giorni fa.

La catena di eventi che ha provocato la morte finora di 157 persone, danni per decine di miliardi e che ha devastato Beirut ha inizio il 23 settembre del 2013. Quel giorno salpa dal porto di Batumi, sul Mar Nero, in Georgia, la nave Rhosus, battente bandiera della Moldavia e di proprietà di un uomo d'affari russo, Igor Grechushkin, residente a Cipro. A bordo ha un carico di 2.750 tonnellate di nitrato d'ammonio acquistate dalla Banca internazionale del Mozambico per conto della Fabrica de Explosivos de Mocambique, ricostruisce il New York Times.

Prokoshev si imbarca sulla Rhosus durante una tappa in Turchia, dopo un ammutinamento da parte dell'equipaggio, che denunciava di non essere stato pagato da Grechushkin, a cui per il trasporto nel porto africano di Beira era andato un milione di dollari.

In contatto telefonico da Cipro, l'armatore dice al capitano di non avere abbastanza soldi per far passare il cargo dal canale di Suez, suggerendo di fare una tappa a Beirut, dove sperava di fare un guadagno aggiuntivo con un carico supplementare di macchinari pesanti. Ma nel porto della capitale libanese questo 'affare' non viene consentito, dal momento che il cargo, vecchio di 30-40 anni, non era adatto per quel carico. Non solo: le autorità portuali, a seguito di un'ispezione, trovano la Rhosus non in grado di prendere il mare per problemi tecnici e denunciano il mancato pagamento delle tasse di attracco.

Quando i fornitori cercano di contattare l'armatore, il russo non si fa più trovare. "In seguito all'ispezione della nave da parte del Port State Control - si legge in una nota postata online da Baroudi & Associates, uno studio legale libanese che, per conto di "diversi" creditori non meglio identificati, aveva ottenuto un ordine per far fermare il cargo - al mezzo era stato vietato di proseguire la navigazione. La maggior parte dell'equipaggio, a parte il capitano e quattro marinai, era stata rimpatriata e subito dopo la nave era stata abbandonata dai suoi armatori".

Inizia così l'odissea per il capitano e gli altri quattro marinai, tutti ucraini, costretti a restare a bordo della nave con il suo carico pericoloso, mentre in patria erano diventati famosi in quanto 'ostaggi' a bordo di un cargo bloccato a Beirut.

Sempre più disperato, Prokoshev vende parte del carburante della nave per pagare le spese legali e sono gli stessi avvocati che avvertono le autorità competenti, alle quali dicono che il cargo "rischiava di affondare o saltare in aria in qualsiasi momento".

Poi, quasi un anno dopo l'arrivo della nave, nell'agosto del 2014, un giudice libanese permette al capitano e ai quattro marinai di tornare a casa. E il viaggio in Ucraina lo paga Grechushkin, nel frattempo riemerso, anche se in questi giorni è stato di nuovo impossibile contattarlo.

Partito l'equipaggio, le autorità portuali libanesi fanno trasferire il carico nell'hangar 12, proponendo nel corso degli anni diverse soluzioni, come quella di regalare il nitrato d'ammonio all'Esercito libanese o venderlo ad un'azienda privata di esplosivi libanese. Ma nessuna risposta è arrivata alle sei richieste fatte nel corso degli anni dalle autorità doganali. Fino a quando, martedì, la bomba a orologeria è esplosa.

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