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Vaccino Covid, da Ue manleva su responsabilità civili produttori

31 agosto 2020 | 16.41
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"Dobbiamo averlo il più presto possibile", dice Vivian Loonela, portavoce per la Salute della Commissione Europea

(Fotogramma)
(Fotogramma)

I contratti di acquisto anticipato che la Commissione Europea sta negoziando con alcuni produttori di vaccini per assicurarsi una fornitura adeguata di vaccinazioni contro la Covid-19 contengono delle clausole che coprono "alcuni rischi" in cui incorrono le case farmaceutiche accelerando l'iter e la produzione del vaccino, come quelli derivanti da eventuali cause in sede civile. Lo ha spiegato la portavoce per la Salute della Commissione Europea Vivian Loonela, durante il briefing on line con la stampa a Bruxelles.

Alla domanda di una cronista che le ha chiesto se i contratti (Advanced Purchase Agreement), il primo dei quali è stato firmato la settimana scorsa con AstraZeneca, prevedano la copertura dei rischi connessi alla responsabilità civile in cui incorrono le case farmaceutiche che stanno sviluppando il vaccino, la portavoce risponde che la Commissione sta "negoziando con più società che realizzano vaccini, per fare in modo che gli europei e gli altri Paesi del mondo abbiano vaccini che siano sicuri e utilizzabili, il più velocemente possibile".

"In questo lavoro - continua la portavoce estone - avanziamo passo per passo. Abbiamo due linee di lavoro: prima discutiamo con le compagnie in termini generali e abbiamo già firmato un contratto con AstraZeneca che riguarda la possibilità di acquistare dei vaccini in futuro". "Per quanto riguarda quali sono le restrizioni per le compagnie - prosegue Loonela - parliamo di situazioni caratterizzate da un rischio elevato. In altre parole: è nostro interesse avere il vaccino il più velocemente possibile ed è per questo che abbiamo inserito in questi contratti alcune possibilità per indennizzare i produttori di vaccini nel caso di determinate responsabilità".

"Dunque - aggiunge la portavoce - noi siamo nella posizione in cui il nostro interesse primario è quello di proteggere i cittadini". "Per questo - continua - ciò che prevediamo è che gli Stati membri devono fare dei controlli rigidi sulla sicurezza dei vaccini, che i cittadini devono vedere rispettati tutti i loro diritti normali in campo farmaceutico e che gli Stati membri devono essere pronti a coprire finanziariamente alcuni rischi in cui incorrono le compagnie, precisamente per fare in modo che abbiamo un vaccino". "Tutto il lavoro che abbiamo fatto quest'estate con le case farmaceutiche è arrivare ad una situazione in cui abbiamo questo vaccino il più velocemente possibile", conclude Vivian Loonela.

Posto che un vaccino efficace contro la malattia provocata dal coronavirus Sars-CoV-2 venga individuato, c'è sempre il rischio, ineliminabile, che non superi la fase delle sperimentazioni cliniche. La strategia che ha adottato l'Ue ricalca quella da tempo adottata dalla Barda statunitense (Biomedical Advanced Research and Development Authority), che finanzia, in qualche caso per miliardi di dollari, le case farmaceutiche impegnate nello sviluppo dei vaccini.

Di fatto, viene fornita alle compagnie impegnate nello sviluppo del vaccino una specie di polizza di assicurazione. In pratica, alcuni rischi vengono trasferiti dall'industria alle autorità pubbliche, in cambio della garanzia per gli Stati membri di un accesso equo, e a prezzo abbordabile, al vaccino, una volta disponibile.

Le aziende farmaceutiche sono imprese private, spesso quotate in Borsa, e non potrebbero assumersi in proprio rischi così ingenti: non c'è alcuna garanzia che un vaccino in fase sperimentale si riveli alla fine un rimedio efficace e sicuro.

E, per assicurare la fornitura rapida di centinaia di milioni di dosi, la produzione delle stesse deve giocoforza iniziare prima che la molecola abbia terminato la fase autorizzativa, cosa che comporta il rischio di dover gettare in discarica le dosi prodotte nel frattempo, se la sperimentazione dovesse andare male.

L'Ue sta recuperando un ritardo che è diventato evidente quando, nella primavera scorsa, il Ceo della multinazionale francese Sanofi Paul Hudson ha detto pubblicamente che la compagnia avrebbe dato la priorità al governo Usa nella distribuzione del vaccino, dato che finanzia la ricerca (ha dato 30,7 mln di dollari alla Protein Sciences, del gruppo Sanofi, e 1,2 mld ad Astrazeneca).

Le dichiarazioni di Hudson hanno provocato in Francia un vespaio di polemiche, ma hanno mosso le acque, convincendo anche l'Ue ad agire in modo simile all'Amministrazione Usa, scommettendo su più 'cavalli' nella corsa ad individuare un vaccino contro la Covid-19.

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