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Elezioni Usa, Spannaus: "Per Trump rimonta difficile, non è più l'outsider"

23 ottobre 2020 | 15.37
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Per l'analista americano il presidente "fatica a ricreare l'energia dell'outsider che aveva utilizzato quattro anni fa, pur avendo impresso una svolta significativa alla politica americana"

Elezioni Usa, Spannaus:

"Ha fatto sicuramente meglio dell'altra volta, ma non ha assestato il colpo del ko al suo avversario, cosa che gli servirebbe per una rimonta rapida, e non ha più l'energia dell'outsider, grazie alla quale aveva vinto quattro anni fa". Andrew Spannaus, analista americano autore nel 2016 di "Perché vince Trump", nel quale aveva anticipato la rivolta populista negli Stati Uniti e in Europa, e oggi di "L'America post-globale. Trump, il coronavirus e il futuro", commenta così con l'Adnkronos l'esito del secondo e ultimo dibattito, a dieci giorni dal voto per la Casa Bianca, tra il presidente americano e lo sfidante democratico Joe Biden.

"Trump ha fatto meglio della prima volta, perché ha lasciato parlare Biden grazie alle regole - sostiene Spannaus - in qualche caso è riuscito a metterlo in difficoltà, ma in generale non ha assestato il colpo del ko che gli servirebbe per una rimonta rapida, essendo indietro nei sondaggi. Il presidente avrebbe bisogno di restringere il distacco non per vincere il voto popolare, ma per avere una speranza con il sistema dei grandi elettori".

Secondo l'analista americano, rispetto al primo dibattito del 29 settembre scorso - in mezzo c'è stato il contagio di Trump ed il suo ricovero in ospedale, oltre alla positività della moglie e del figlio e di tutta la cerchia più ristretta di persone che gli sta intorno - "Biden è stato più forte nel denunciare il fallimento sostanziale del presidente nel contenere il virus, la sua gestione erratica, che lo ha indebolito con gli over 65". Senza contare che "Trump fatica a ricreare l'energia dell'outsider che aveva utilizzato quattro anni fa, pur avendo impresso una svolta significativa alla politica americana: viene visto come poco presidenziale e poco capace di unire".

Vincerà o perderà a causa del coronavirus? "Il fatto di essere stato contagiato lo danneggia - afferma Spannaus - perché la sua malattia e quella delle persone a lui vicine confermano che non ha preso il virus abbastanza sul serio. Poi questo elemento non sposta tanti voti, perché già si sapeva, ma gli ha precluso la possibilità di una rimonta". Secondo l'analista infatti, "la strada per lui era già in salita prima dell'esplosione della pandemia, perché gli effetti immediati della svolta che cercato di imprimere alla politica americana ed a quella commerciale sono pochi e ha comunque dato un pessimo spettacolo".

L'analista riconosce però che sulla Cina "Trump è riuscito a spostare le istituzioni del Paese: ormai i democratici e i repubblicani remano nella stessa direzione, durante il dibattito l'uno ha detto dell'altro che è troppo debole sulla Cina, ma la verità è che non c'è una reale differenza di posizione".

Piuttosto, secondo Spannaus, il presidente "ha fallito nell'obiettivo di legare il tema del virus a quello più ampio della globalizzazione e delle azioni contro la Cina per bilanciare i rapporti economici". "Sta commettendo questo errore - spiega - perché è troppo focalizzato sull'infastidire Biden e sul criticarlo, invece che tornare ai temi che lo hanno fatto vincere nel 2016. Certo è più difficile fare l'outsider quando sei presidente, ma invece che difendere i suoi successi dovrebbe dare una visione per il futuro".

Analizzate le debolezze di Trump, l'esperto americano invita poi a "non sottovalutare il cosiddetto Huntergate", lo scandalo che coinvolge il figlio del candidato democratico. "La corruzione percepita della classe politica ha sempre un effetto, che siano stati commessi o meno dei reati, perché si dà l'immagine di una casta che approfitta della propria posizione e Hunter Biden sicuramente lo ha fatto - commenta Spannaus - Non ci sono molti dubbi, poi la grande stampa ha deciso di non parlarne, ma si tratta di una decisione dubbia, perché qualcosa c'è nel caso di Hunter Biden. Ma il padre ha risposto in modo molto efficace nel corso del dibattito, evitando di entrare nei dettagli e respingendo le accuse".

Infine, l'analista esperto di populismi commenta il legame tra i movimenti degli ultimi anni e la crisi del coronavirus: "La pandemia può cambiare la forma del populismo, ma la istanze rimangono e soprattutto le istituzioni saranno chiamate a dare una risposta efficace in Europa ed in America, altrimenti in futuro potranno tornare anche più forti".

"Il coronavirus - chiosa - offre la possibilità di fare grandi passi in avanti sui temi indicati dai populisti, l'intervento pubblico nell'economia senza preoccuparsi dei deficit e pubblico, la possibilità di cambiare le catene di valore mondiale, le produzioni industriali dei Paesi occidentali, sapendo che non si può lasciare un sistema senza sicurezza economica".

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