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**Usa: fondatore Usa Today,'Trump non lascerà nulla intentato, settimana cruciale'**

26 ottobre 2020 | 19.21
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Per Richard Benedetto, per 25 anni corrispondente alla Casa Bianca, il presidente farà comizi fino all'ultimo negli stati chiave, molti elettori si sono solo ora sintonizzati sulle elezioni

President Trump, accepting his party's nomination, said,
President Trump, accepting his party's nomination, said, "This election will decide whether we save the American Dream." MUST CREDIT: Washington Post photo by Jonathan Newton

"Donald Trump non lascerà nulla di intentato, farà campagna elettorale fino all'ultimo minuto negli stati chiave dove raccoglie folle di entusiasti sostenitori, se vince vince, se perde perde". Così Richard Benedetto, per 25 anni corrispondente della Casa Bianca di Usa Today, giornale che ha collaborato a fondare nel 1982, spiega all'Adnkronos la "strategia" del presidente in queste ultima settimana di campagna elettorale, una settimana "importantissima" perché "in quello che io chiamo il mondo reale", non quello dei "media, Washington, New York o Los Angeles" ma quello degli elettori del Kansas o dell'Oklahoma, "gli americani prestano attenzione alla politica solo quando proprio devono farlo, ed iniziano a sintonizzarsi ora sulle elezioni".

"Sa di sa di essere indietro, non sappiamo con esattezza quanto, ma ha una chance", aggiunge Benedetto, che ha seguito campagne presidenziali tra il 1984 ed il 2004 all'American University di Washington, parlando di Trump e della sua strategia di battere in questi ultimi giorni gli stati chiave per un "last minute pitch", un appello dell'ultimo minuto.

"Oggi fa tre comizi, domani altri tre, in stati importanti per determinare chi deve vincere, perché con i collegi elettorali si possono perdere le elezioni anche se si ha la maggioranza dei voti - spiega ancora Benedetto - come Hillary Clinton che ha avuto 2-3 milioni di voti più di Trump ma non negli stati giusti".

Benedetto sottolinea il contrasto con Biden che "oggi ad una settimana dal voto non va da nessuna parte" e quando fa le apparizioni "segue le restrizioni del Covid", magari fa comizi drive in, con le persone che lo ascoltano dalle auto: "Un centinaio di macchine non è come avere duemila, tremila persone ad un comizio".

Per il candidato democratico quella del Covid è la "questione centrale, si mette la mascherina, fa eventi con poche persone" e punta il dito contro la cattiva gestione del presidente dell'emergenza. Sul fronte opposto "Trump attira le persone che credono che le regolamentazioni siano eccessive", con il suo messaggio riguardo alla necessità di "tornare al lavoro, salvare l'economia".

Riguardo poi ai numeri record dell'early vote, con almeno 60 milioni di americani che hanno già votato in anticipo, Benedetto, avvisando che "non sappiamo per chi stanno votando, si assume che stiano votando per Biden, ma non lo sappiamo", riconosce che questi indichino che "quest'anno gli elettori sono entusiasti di votare".

La questione centrale è vedere per chi sono i sostenitori entusiasti, aggiunge ricordando come i politologi distinguono tra voto positivo, che viene dato ad un candidato perché piace, e voto negativo, che viene dato perché non piace l'avversario. "Penso che molte persone stanno votando per Biden perché a loro non piace Trump, mentre d'altra parte chi vota per Trump vota per lui, ha una base molto entusiasta - continua - se sarà grande abbastanza per portarlo in cima è un'altra questione".

La certezza è che saranno i battleground states, come Pennsylvania, dove appunto oggi Trump fa tre comizi, gli stati in bilico, a rischio di essere "too close to call" gli stati che il 3 novembre decideranno le sorti delle elezioni, ed è alta la possibilità che si arrivi alla mattina del 4 novembre senza un chiaro vincitore. "In molti i voti per posta potranno essere accettati anche una settimana dopo l'election day se saranno inviati in tempo", spiega Benedetto che ricorda come nel 2000 l'elezione di George Bush fu decisa solo oltre un mese dopo l'election day da una decisione delle corti sulla Florida.

"Abbiamo aspettato la decisione che è arrivata il 17 dicembre - ricorda il reporter che seguiva quella campagna - ma il Paese non era polarizzato come adesso, adesso ci sarebbe molta più tensione, più rabbia, la possibilità che persone non accettino il risultato perché pensano che qualcuno ha imbrogliato".

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