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Usa: i battleground states, ecco gli stati della battaglia per la Casa Bianca/Adnkronos

27 ottobre 2020 | 15.18
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Battleground states', 'swing states', 'toss up states': sono diverse le formule coniate dal linguaggio della politica e dei media, ma il concetto è uno solo, ogni 4 anni alla fine è un pugno di stati a decidere le sorti del duello.

Usa: i battleground states, ecco gli stati della battaglia per la Casa Bianca/Adnkronos

'Battleground states', 'swing states', 'toss up states'. Sono diverse le formule coniate dal linguaggio della politica e dei media americani negli ultimi decenni, ma il concetto è uno solo: ogni quattro anni, dopo una lunghissima campagna elettorale, alla fine è un pugno di stati a decidere le sorti del duello per la Casa Bianca.

Perché, come ha dimostrato nel 2016 la vittoria di Donald Trump su Hillary Clinton che aveva ottenuto milioni di voti popolari in più, nel sistema elettorale americano basato sui collegi elettorali non è importante tanto di quanto si vince ma dove si vince. E nelle mappe elettorali americani si alternano gli stati decisamente rossi, cioè repubblicani, e quelli decisamente blu, cioè democratici, dove di fatto i candidati non investono nelle campagne elettorali, quelli di un rosso o di un blu più chiaro, cioè quelli in cui le tendenze non sono, o non sono più così chiare come in passato.

E poi ci sono gli stati in giallo, quelli del "too close to call" che per storia, posizione geografica, demografia, flussi migratori non hanno un colore sicuro nella mappa elettorale, come la Florida costantemente in bilico tra due anime, tra due partiti e costante terreno di scontro e teatro, come avvenne nel 2000, di elezioni contese.

Nel corso degli anni e dei cicli politici il gruppo degli stati chiave varia con il variare della politica e dei candidati in gioco, mutando anche in modo sensibile la mappa elettorale americana. Per esempio la candidatura e l'elezione di Barack Obama ha mobilitato l'elettorato in stati del Sud come la Georgia e la North Carolina che ora sono diventati battleground states.

Mentre le vittorie di Trump, grazie al sostegno dell'ex voto operaio bianco, negli stati della Rust Belt, una volta stati solidamente democrat, ne fanno quelli più combattuti di questa campagna elettorale: Michigan, Wisconsin e, soprattutto, Pennsylvania.

Nella lista degli otto stati che gli esperti indicano come quelli in cui si condurrà la battaglia per la Casa Bianca il prossimo martedì, sicuramente la PENNSYLVANIA (20 voti elettorali), dove Trump nel 2016 ha vinto con un vantaggio di meno di 45mila voti interrompendo quattro vittorie elettorali consecutive dei democratici, è sicuramente lo stato dove si sta combattendo fino all'ultimo colpo. Basti pensare che il presidente, che i sondaggi danno indietro nello stato, ha fatto ieri tre comizi in 5 ore nelle cittadine dell'interno dello stato, suo bacino elettorale, mentre i grandi centri urbani di Philadelphia, dove nei giorni scorsi è andato anche Barack Obama, e Pittsburgh sono con Biden.

Dei tre stati della Rust Belt che Trump vinse a sorpresa nel 2016, mettendosi così in tasca la Casa Bianca, il MICHIGAN (16 voti elettorali) è quello in cui è più improbabile per il presidente replicare. Terreno di scontro politico durissimo da mesi - la governatrice dem Gretchen Esther Whitmer ha accusato Trump di essere il mandante ideologico delle milizie che prima hanno marciato in armi contro le sue misure anti Covid e poi hanno tramato, secondo quanto denunciato dall'Fbi che ha arrestato otto persone, per ucciderla - nello stato post industriale il sostegno per Trump degli operai bianchi sembra essere diminuito.

Il terzo stato, il WISCONSIN, (10 Voti elettorali) affronta le elezioni nel mezzo della peggior ondata di casi di Covid finora affrontata, cosa che potrebbe favorire i democratici nelle urne che sono stati avvantaggiati anche nel fatto che quest'anno, a differenza del 2016, non è stata accettata la candidatura indipendente di un Verde che quattro anni fa sottrasse voti a Clinton.

Rimanendo nel Mid West, Trump vuole a tutti i costi vincere in MINNESOTA (10 Voti elettorali) dopo essere stato sconfitto, di misura da Clinton quattro anni fa. Ma secondo i sondaggi non ha gli stessi risultati positivi che aveva allora tra elettori bianchi ed indipendenti.

Trump non può assolutamente perdere in NORTH CAROLINA (15 voti elettorali), stato solidamente repubblicano fino alle storica vittoria riportata da Barack Obama nel 2008 grazie al voto afroamericano. Nonostante nel 2012 e nel 2016 poi abbia vinto di nuovo un repubblicano, lo sconfitto Mitt Romney ed il vincente Trump, lo stato viene comunque considerato in bilico con i democratici mobilitati per una possibile nuova vittoria.

La stessa dinamica in un altro stato del Sud ex roccaforte Gop, la GEORGIA (16 voti elettorali), in bilico tra il voto rurale bianco, solidamente repubblicano e sempre più entusiasta per Trump, ed il voto urbano, e democrat, di Atlanta, città dinamica, in espansione economica e culturale, con una forte comunità afroamericana. Di cui è espressione la sindaca dem Keisha Lance Bottoms che ha assunto un profilo nazionale nel periodo delle proteste di Black Lives Matter.

E' invece giocata sul voto delle minoranze ispaniche la sfida nello stato chiave del West, l'ARIZONA (11 voti elettorali) che quattro anni fa Trump vince soprattutto grazie al voto degli over 65. Ma gli ultimi sondaggi mostrano come in questo duello tra candidati ultra settantenni, Biden stia scippando al presidente il voto degli anziani bianchi, soprattutto nei distretti elettorali della Maricopa County, buen retiro al sole di tanti pensionati americani.

Infine la FLORIDA (29 voti elettorali), la regina degli swing states, che nel 2000 ha tenuto per oltre un mese gli Stati Uniti, ed il mondo, senza il nuovo presidente fino a quando, solo a metà dicembre, la Corte Suprema diede la vittoria nello stato, e la Casa Bianca, a George Bush. Anche allora lo sconfitto dem, Al Gore, aveva preso milioni di voti popolari in più. Come allora, anche questa volta gli occhi sono puntati sul voto per posta ed il voto in anticipo che quest'anno sta registrando numeri record. E tra gli elettori già andati al seggio anche Trump che lo scorso weekend è già andato a votare nel distretto di Mar-a-Lago dove ha trasferito la residenza da quando la sua New York gli ha voltato le spalle.

A questo gruppo di otto stati, c'è chi aggiunge però anche altri stati come l'IOWA (6 voti elettorali) , piccolo stato del Mid West che 20 anni fa veniva considerato lo swing state per eccellenza, ma che negli ultimi cicli elettorali si è spostato più verso i repubblicani, regalando nel 2016 un vantaggio a due cifre a Trump. Ma quest'anno viene considerato ancora di nuovo in gioco, prova ne è che Biden ha annunciato per i prossimi giorni una delle sue, rare a causa Covid, apparizioni elettorali nello stato.

Un altro swing state per eccellenza è l'OHIO, stato che negli ultimi 60 anni hanno vinto tutti i candidati che hanno poi vinto la Casa Bianca. Quattro anni fa Trump anche qui ha vinto alla grande, con otto punti di vantaggio, ma ora i sondaggi indicano un testa a testa tra i due candidati.

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