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Coronavirus fra ghiacci del Nunavut, tutti in lockdown

17 novembre 2020 | 13.30
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Primo caso il 6 novembre, pandemia minaccia sopravvivenza comunità nativa

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Il territorio canadese del Nunavut ha annunciato un lockdown di due settimane dopo che il coronovirus ha iniziato a diffondersi anche in questa remota terra dell'Artico, finora risparmiata dalla pandemia. Il primo caso è stato registrato il 6 novembre, venerdì erano tre e ieri erano già saliti a 26, riferisce il Guardian.

“Nessuno è al di sopra delle regole. Non fate visite. Non intrattenete rapporti sociali", ha esortato il premier del governo locale, Joe Savikataaq, annunciando che da domani verranno chiusi scuole e ristoranti. Esteso su due milioni di km quadrati, con una popolazione di circa 36mila persone, il Nunavut è stato a lungo uno dei rari luoghi del mondo preservati dal contagio, anche grazie ad una rigida politica di quarantena per chiunque volesse entrarvi.

Per ora il contagio si limita a due villaggi - Arviat e Rankin Inlet - mentre nella capitale, Iqaluit, non vi sono casi confermati. C'è però molta preoccupazione per una possibile epidemia: la popolazione è dispersa su un territorio molto vasto, ma le singole comunità sono strettamente legate al loro interno e la popolazione dei nativi è molto vulnerabile, con alti tassi di tubercolosi e scarse strutture sanitarie.

"Sono popolazioni malnutrite, che vivono in alloggi affollati con diverse malattie croniche polmonari, cardiovascolari e obesità", spiega Anna Banerji, esperta di salute indigena alla facoltà di medicina di Toronto.

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