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M5S, senatore Pepe lascia e passa al Misto Campanella: "Pronti per un nuovo gruppo"

01 aprile 2014 | 20.53
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M5S, senatore Pepe lascia e passa al Misto Campanella:

Roma, 1 apr. (Adnkronos/Ign) - Un altro addio tra le file del M5S a Palazzo Madama. A lasciare il senatore Bartolomeo Pepe che ha comunicato alla presidenza il suo passaggio al Gruppo Misto.

Passano così a 14 - tra cartellini rossi e addii volontari - i senatori che hanno lasciato il Movimento in un anno di legislatura. Gli espulsi sono stati Marino Mastrangelo, Adele Gambaro, Lorenzo Battista, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Luis Alberto Orellana. Ci sono poi i dimissionari che, di fatto, Grillo ha messo alla porta con un post sul suo blog, ovvero Maurizio Romani, Alessandra Bencini, Laura Bignami, Maria Mussini e Monica Casaletto. A questi si aggiungono quelli che, come Pepe, hanno deciso autonomamente di lasciare il Movimento: Fabiola Anitori e Paola De Pin.

L'EX CAMPANELLA: "CI SONO NUMERI PER NUOVO GRUPPO" - L'ex M5S Francesco Campanella, al lavoro per un nuovo gruppo di ex grillini al Senato, assicura che la quota per la formazione di un nuovo gruppo a Palazzo Madama sarebbe stata centrata. "Dovremmo essere anche più di dieci senatori, forse dodici". Tuttavia, spiega Campanella, non sono state ancora avviate le procedure per la formazione di un nuovo gruppo. "Mica possiamo fare come i Cinquestelle -ironizza il senatore siciliano- che lasciano fuori dei pezzi. Noi siamo inclusivi".

Il gruppo M5S a Palazzo Madama scende a quota 40.

Pepe nelle settimane scorse era stato protagonista di un duro scontro a distanza con Roberto Fico, il deputato a capo della Commissione di Vigilanza Rai. A lui Pepe aveva addebitato la responsabilità della sfiducia del meetup di Napoli, contro la quale si erano espressi alcuni gruppi campani.

"Credo che se hai delle motivazioni forti, se entri in Parlamento per cambiare il sistema, poi non passi al gruppo Misto" commenta Maurizio Santangelo, capogruppo M5S Senato. E a chi gli domanda se c'entri qualcosa la mancata nomina di Pepe in Commissione ecomafie, Santangelo risponde secco: "Non ci si candida per una poltrona. Se è per questo che ha lasciato, allora Pepe ha fatto bene a passare al Misto".

A stretto giro la replica. "Spero si faccia un gruppo dove ci sia il rispetto delle regole, un gruppo dove porteremo i principi cardine dei 5 Stelle, ideali ora persi per guerre di posizione interne" spiega Pepe. "Se uno lascia - rivendica - non è per una poltrona o per i soldi, che", nel nuovo ipotetico gruppo a cui lavorano i delusi, "continueremo a restituire con regolari rendicontazioni online, ma perché c'è possibilità di lavorare, cosa impossibile per le delegittimazioni interne al gruppo M5S", dove vigono "regole a geometria variabile a seconda della convenienza poltronistica: ribaltiamo pure l'accusa mossa dal mio ex capogruppo Maurizio Santangelo".

Pepe non crede, inoltre, che il suo sia l'ultimo addio nel gruppo M5S al Senato. "Ho paura che se continuano con questa logica di guerra interna perderanno altri pezzi - si dice convinto - Spero che il M5S si possa ravvedere, noi lavoreremo parallelamente e aperti al confronto. Nulla toglie che un futuro si possa tornare insieme".

TRA ADDII ED ESPULSIONI IN FUMO 820MILA EURO - Con 14 senatori in meno dai 54 iniziali, ci sono contraccolpi evidenti anche sulle casse del gruppo a Palazzo Madama. I grillini, come previsto dalle regole M5S e a differenza delle altre forze politiche, non incassano i rimborsi elettorali. Il gruppo si alimenta con i soldi portati in dote, come previsto dalle norme di Palazzo Madama, da ciascun senatore: 59.200 euro per ogni eletto. Numeri alla mano, il gruppo M5S al Senato ha perso - tra addii spontanei e cartellini rossi - oltre 820mila euro, 828mila per l'esattezza. Tanto che ora si temono tagli al costo del personale, anche se finora si è preferito 'sforbiciare' spese per le attrezzature - telecamere, pc e simili - e risorse per le diverse Commissioni.

Non solo. A quanto apprende l'Adnkronos, i senatori grillini starebbero considerando di rivedere anche le norme interne al gruppo. Nel regolamento, infatti, avevano previsto di restituire i fondi non spesi al termine di ogni anno. Ora più di un senatore M5S propone di restituire sì, ma a fine legislatura, per evitare che restino voci scoperte e tutelarsi in caso di nuove amare sorprese. "Se vanno via altri - confida un senatore considerato un fedelissimo di Grillo e Casaleggio - sono altri soldi che vanno via. Non vorrei che adottassimo il tutti a casa anche per i nostri dipendenti".

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