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Riforma del Senato, Pd si spacca M5S apre a ddl della minoranza

08 aprile 2014 | 18.42
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Riforma del Senato, Pd si spacca M5S apre a ddl della minoranza

Roma, 8 apr. (Adnkronos/Ign) - Il Movimento 5 Stelle apre alla proposta della minoranza Pd sulle riforme. E fra i è subito scontro. Intanto il Quirinale interviene per smentire la notizia secondo cui dalla Presidenza della Repubblica sarebbero state apportate correzioni al disegno di legge di riforma costituzionale. Il testo "trasmesso dal governo dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri è stato firmato stamane dal Capo dello Stato non appena pervenuta la relazione illustrativa" si legge in una nota diffusa dal Quirinale.

L'APERTURA DEL M5S - "Il disegno di legge costituzionale a firma del senatore Pd, Vannino Chiti, ricalca diverse proposte, ma non tutte, avanzate nel tempo dal MoVimento 5 Stelle'' spiegano Giuseppe Brescia e Vincenzo Maurizio Santangelo, capigruppo del M5S di Camera e Senato. Anche il senatore stellato ed ex capogruppo Nicola Morra conferma: "Il M5S potrebbe convergere sul ddl Chiti sulle riforme. Il disegno di legge in questione -spiega il grillino- è per un mantenimento dell'attuale situazione ma con un dimezzamento del numero di parlamentari. A nostro avviso occorre toccare, infatti, sia Camera che Senato". Certo la proposta di Chiti, per i Cinquestelle, andrebbe migliorata. "Potremmo integrarla -chiarisce Morra- prevedendo un dimezzamento delle indennità".

Anche Francesco Campanella, a nome degli ex M5S passati al misto e vicini ad un progetto per un Movimento 'degrillizzato', - circa una dozzina di senatori ex M5S - sostiene che "nel ddl Chiti ci sono spunti interessanti, dovremo confrontarci con lui e gli altri dem interessati a questo testo. Da parte nostra c'è una buona disponibilità". In sintesi, afferma, "sostenere il ddl Chiti sarebbe auspicabile, anche se convergessero i grillini su questo testo".

DUELLO ALL'ASSEMBLEA PD SULLE RIFORME - La mossa dei 5 Stelle ha l'effetto immediato di portare a galla le divisioni interne nel Pd, riunito proprio per discutere di riforme. Il capogruppo Luigi Zanda ha insistito sul fatto che i ''paletti'' messi dallo stesso Matteo Renzi a difesa del ddl non possono essere superati. Ma dagli interventi di alcuni dei 22 firmatari della proposta alternativa avanzata da Vannino Chiti è invece emersa la determinazione ad andare avanti su quel testo: ''Intorno al provvedimento si sta coagulando una maggioranza ampia'', ha sottolineato Corradino Mineo.

Netta la replica da parte di Nicola Latorre e Andrea Marcucci, presidenti delle commissioni Difesa e Cultura di palazzo Madama, che hanno chiesto formalmente il ritiro del ddl 'dei 22' sull'elettività di palazzo Madama. "Il Pd lavorerà per migliorare riforma governo. Sì a emendamenti, no a testi alternativi. Chiti ritiri il suo, soprattutto dopo il sostegno M5S" scrive Marcucci su Twitter. "Tutti hanno in mente il passaggio storico che stiamo vivendo e quindi credo che il senso di responsabilità stia prevalendo", ha detto Marcucci, aggiungendo che "il confronto è aperto" anche se la non eleggibilità del Senato "è un punto dal quale credo che oggettivamente il Pd non si possa muovere".

Ma la minoranza del Pd non sembra voler cedere. "Noi il nostro ddl costituzionale non lo ritiriamo, resta sul tavolo - ribadisce Mineo -. Non vogliamo spaccare il partito, stiamo solo cercando di dare il nostro contributo". Anche il senatore Chiti assicura che l'intenzione della minortanza "non è quella di creare ostacoli al cammino delle riforme né di farci strumentalizzare per battaglie contro il governo. La nostra volontà e il nostro impegno saranno quelli di dare un contributo per approvare una buona riforma''. Il punto è duqnue l'eleggibilità del Senato. "Siamo convinti che un ruolo di garanzia e rappresentanza anche dei territori del nuovo Senato sia meglio realizzabile con l'elezione diretta da parte dei cittadini, in concomitanza con le elezioni regionali. Questo perché , tanto più in una crisi di fiducia tra cittadini e istituzioni, bisogna ribadire e possibilmente rafforzare la scelta da parte degli elettori dei loro rappresentanti. Ci confronteremo con responsabilità e lealtà con tutti quelli che hanno a cuore l'approvazione di riforme fondamentali per l'Italia'', sottolinea Chiti.

ZANDA CERCA MEDIAZIONE - Il capogruppo al Senato, Luigi Zanda, getta acqua sul fuoco e tenta di mediare. "Nessuno scontro - assicura -. Questa settimana continueremo a discutere e martedì prossimo terremo un'altra assemblea, dove gruppo assumerà una posizione che io ritengo possa essere unitaria. Tutti i senatori del Pd sanno bene che solo l'unità del loro gruppo può garantire al percorso delle riforme costituzionali quella forza politica necessaria alla loro approvazione".

FI AVVERTE: ANCHE NOI POTREMMO VOTARE DDL CHITI - Sarà importante a questo punto trovare una soluzione condivisa, anche perché Forza Italia non ha alcuna intenzione di restare a guardare. "Se si fanno dei patti e degli accordi, vanno rispettati, sia nei contenuti che nei tempi" afferma Paolo Romani. Il capogruppo di Forza Italia al Senato avverte che "molti dei nostri senatori, me compreso, sono convinti che una elezione diretta sarebbe assolutamente meglio anche nell'ottica di un sistema monocamerale", e quindi, se il Pd non rispetta i patti, e anche M5S vi dovesse aderire, gli azzurri potrebbero convergere "sulla proposta Chiti", che "prevede l'elezione diretta" dei senatori.

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