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Di Trapani a Giacomelli: ''Con le ultime misure Rai asservita al governo''

04 maggio 2014 | 15.03
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Di Trapani a Giacomelli: ''Con le ultime misure Rai asservita al governo''

Le misure del governo sulla Rai rendono l'azienda ''economicamente, e quindi politicamente, asservita al governo di turno''. Partono da questo allarme le considerazioni del segretario Usigrai Vittorio Di Trapani sul prelievo che l'esecutivo ha imposto a Viale Mazzini per l'anno in corso pari a 150 milioni di euro e che ha portato il Cda Rai, nel tentativo di reperire le risorse per ripianare il relativo buco in bilancio, a decidere di vendere una quota di Raiway.

''Il sottosegretario Giacomelli annuncia provvedimenti per il canone Rai relativi al 2015, ma nulla dice sul 2014: il pesante buco in bilancio di 150 mln causato dal decreto del governo metterà in ginocchio l'Azienda, però, già quest'anno'', dice il segretario Usigrai Vittorio Di Trapani all'Adnkronos, replicando al nuovo sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli che dalle pagine di Repubblica fa sapere di avere in cantiere un nuovo meccanismo che rende il canone flessibile e lo lega ai consumi che consentirà di cancellare l'evasione dell'imposta nel 2015.

''Ciò che bisogna spiegare con forza - scandisce Di Trapani - è che il governo mette le mani nel bilancio dell'azienda di Servizio Pubblico, un provvedimento grave mai avvenuto in nessun paese europeo. Invece di allontanare i partiti e i governi con una riforma dei criteri di nomina dei vertici, si rende la Rai ancora più dipendente dal governo di turno, perché la si rende dipendente anche dal punto di vista economico, anno per anno''. Insomma ''il tema della riforma della governance sembra essere sparito dall'agenda politica, ma invece è la priorità numero uno''.

Quanto ai ''nuovi strumenti per la raccolta del canone annunciati da Giacomelli, è certamente positivo che si pensi a meccanismi di nuova equità sociale e in grado di abbattere l'evasione, ma - dice Di Trapani - aspettiamo di entrare nel concreto per sapere effettivamente a cosa pensa nel concreto''.

Il laeder dell'Usigrai non può fare a meno di entrare anche nel merito di una specifica dichiarazione di Giacomelli sulle torri di trasmissioni: ''Il sottosegretario dice che l'Azienda aveva già pensato a vendere Raiway. Beh, io lo apprendo dall'intervista del sottosegretario. Ovviamente chiederemo al Direttore generale Gubitosi se è vero e perché pensava a questa vendita''.

Il segretario dell'Usigrai, inoltre, fa notare a Giacomelli come sia inopportuno da parte di un governo dare indicazioni persino sul numero delle troupe da utilizzare: "Non è compito del governo entrare nell'organizzazione del lavoro di un'azienda. Ciò che il governo deve dire riguarda i compiti e la missione del servizio pubblico per il Paese. Deve dire quale servizio pubblico vuole per il Paese. Con quali obiettivi e quale missione". Detto questo "noi come Usigrai abbiamo un progetto di autoriforma, ma lo metteremo sul tavolo solo quando avremo risposte chiare sulla riforma della governance, sulla certezza di risorse e sul rinnovo della concessione. E comunque - avverte Di Trapani - non accetteremo mai una riduzione della presenza sul territorio".

"Il governo - scandisce - dica subito con chiarezza qual è la sua idea di Servizio Pubblico". Un chiarimento imprescindibile e urgente per il leader dell'Usigrai che richiama poi l'attenzione sulle conseguenze della vendita di Raiway, se pur di quote minoritarie: "E' pericoloso vendere al buio le torri che trasmettono il segnale Rai; così cade l'elemento cardine dell'indipendenza del servizio pubblico e cioè l'indipendenza economica dal governo e quindi dall'esecutivo di turno. Vendere poi sotto la spada di Damocle di dover reperire 150 milioni di euro significa, con evidenza, svendere. Questo avviene, oltretutto, a ridosso della data di scadenza del rinnovo della concessione, cosa che potrebbe disincentivare gli eventuali acquirenti".

Questa vendita, fa notare il segretario dell'Usigrai, "avviene, infatti, senza il benché minimo piano strategico di sviluppo e qualunque acquirente ha bisogno di un piano per capire se il proprio investimento sarà fruttuoso".

Ecco perché prima di andare avanti Di Trapani ritiene essenziale, "aprire un tavolo con il governo per studiare un piano strategico per il Paese che punti allo sviluppo dell'informazione e delle reti di trasmissione. In questo quadro poi la Rai, in quanto Azienda di servizio pubblico, dovrebbe avere anche un nuovo compito, quello, per esempio, di abbattere il digital divide, proprio grazie alle sue torri".

Quanto ai 150 milioni di euro che la Rai si ritrova come buco in bilancio di qui a pochi mesi, il leader dell'Usigrai, ragiona così: "Se il governo si impegna davvero a recuperare i 500 milioni di evasione da canone, tutto cambia: la Rai potrebbe anche non dover vendere una quota minoritaria delle torri (che valgono fra i 600-700 mln di euro, ndr) e scegliere di dare il proprio contributo in modi di cui si potrà magari discutere, senza comunque la spada di Damocle sulla testa".

Il sindacato ha una preferenza sugli interventi utili a recuperare il canone? "Scelga il governo lo strumento purché lo paghino tutti e sia sociale, progressivo sul reddito e purché esenti le fasce più deboli. Bisogna, però, essere comunque ben consapevoli - torna a sottolineare il segretario dell'Usigrai - che le Torri possono essere, invece, un'opportunità di sviluppo strategico per il Paese".

"In un mondo dove la comunicazione cambia continuamente e diventa sempre più cross mediale - spiega Di Trapani - conta di più essere presente su tutte le piattaforme (tv, web, banda larga, satellite, Iptv). E la Rai con Raiway può sviluppare tutto questo, se le viene dato come compito specifico, in favore dell'intero Paese polverizzando il digital divide". Detto in soldoni, le torri potrebbero 'sparare' l'informazione che gli arriva dai canali su tutte le piattaforme e così portare tv e web nelle case di tutti, proprio tutti, i cittadini.

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