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Renzi, fiducia anche alla Camera: ''Unica chance è cambiare''

25 febbraio 2014 | 21.36
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Renzi, fiducia anche alla Camera: ''Unica chance è cambiare''

Roma, 25 feb. (Adnkronos/Ign) - ''Questo Paese non ha ancora visto la sua pagina più bella. Tocca a ciascuno di voi realizzarla''. Il premier Matteo Renzi chiude così il suo discorso alla Camera, dove ha incassato la fiducia , dopo quella di lunedì notte al Senato, con 378 sì e 220 no. Per la cronaca un voto in meno rispetto all'ultima fiducia del governo di Enrico Letta quando i sì erano stati 379.

L'incipit è dedicato alle citazioni: don Milani, Enrico Berlinguer e Aldo Moro ''veri onorevoli, degni di onore''. Prima di entrare nel vivo, il premier mette l'accento sull'orgoglio dem, facendo riferimento alla presenza in aula dell'ex segretario Pd, e dando una nuova stoccata al M5S. ''Quando Bersani mi ha sconfitto alle primarie, non mi ha cacciato dal partito. E oggi è qui".

Come già in Senato, insiste sulla responsabilità politica dell'azione di questo Governo. "C'è sempre qualcuno a cui attribuire responsabilità, a cui dare la colpa" anche per via del Porcellum, dice. "Per questo è fondamentale dire che questo governo non ha alibi. Se riusciremo a fare quanto promesso, avremo fatto il nostro dovere. Se non ci riusciremo, ho apprezzato l'intervento di Fassina, la responsabilità sarà di chi guida il govenro. Non è coraggio ma è realismo", sottolinea il premier.

L'unica ''chance è cambiare''. A cominciare dal ''prendere qui e ora l'occasione della timida ripresa che si sta affacciando'' perché l'Italia da almeno 15 anni ''ha una mancanza di crescita'', ''non cresce come il resto dell'Europa''.

Non si farà dettare la linea dalla Ue, assicura. E rilancia sulle due mosse chiave del suo programma economico, "uno choc" con il pagamento "totale" dei debiti della Pa e il taglio del cuneo fiscale, con la doppia cifra indicata che si riferisce "ai miliardi e non alla percentuale". Miliardi che saranno almeno 10.

Renzi quindi si concede una provocazione di fronte al rumoreggiare che arriva dai banchi del Movimento 5 stelle. "Capisco che il taglio di 10 miliardi della pressione fiscale metta allegria...". Misura che deve andare di pari passo con una riforma più organica del fisco. "La delega fiscale, che utilizzeremo nel momento in cui ci sarà affidata, in prospettiva deve diventare strumento per abbassare le tasse", assicura Renzi.

Il taglio del cuneo fiscale, soprattutto, deve incidere sulla capacità di creare lavoro. E, spiega il premier, di fronte a un tasso di disoccupazione del 12,6% bisogna "rivoluzionare le regole". Alle esigenze e al dolore di chi è cassintegrato o ha perso il lavoro si risponde "avendo il coraggio di una rivoluzione del sistema economico e normativo del Paese, ma facendosi compagni di viaggio di questo dolore".

Un passaggio dell'intervento del premier guarda anche alla tornata di nomine di primavera. Per assicurare che nelle aziende pubbliche ci sarà spazio "anche in posizioni apicali, per donne manager competenti indipendentemente dalle idee politiche ma che si sono affermate e sono pezzi della classe dirigente del nostro Paese".

L'azione della politica economica è legata a doppio filo con i margini di manovra che Renzi riuscirà a concordare in Europa. Non da una posizione subalterna, ma con una dialettica da pari. "Vorrei che il governo meritasse la fiducia che vi chiediamo dicendo che l'Europa che noi vogliamo sia quella in cui l'Italia non va prendere la linea ma dà un contributo fondamentale perchè senza Italia non c'è Europa", sintetizza il premier.

Il finale è all'insegna di una frase di Chesterton: ''il mondo non finirà per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia", dice.

E la 'meraviglia' dell'Italia, prosegue, sono "i 5 milioni di persone nel volontariato, gli imprenditori che nonostante tutto rinnovano, la qualità delle lavoratrici e dei lavoratori. L'Italia non finirà mai per mancanza di meraviglie, ma di meraviglia se noi per primi siamo rassegnati" mentre invece dobbiamo prendere "controvento il gusto di rischiare per dire che la sua pagina più bella l'Italia non l'ha ancora vista".

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