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Renzi: "Mercoledì taglio le tasse. Per la prima volta giù di 10 mld"

10 marzo 2014 | 10.19
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Renzi:

Roma, 10 mar. (Ign/Adnkronos) - TASSE: "Mercoledì diamo ufficialmente inizio al percorso di riforme con l'impegno ad abbassare le tasse di 10 miliardi. Non ci crede nessuno? Lo vediamo". E' quanto annuncia il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervistato da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa'. "Stiamo mettendo delle date - afferma - il che è un rischio pazzesco, ma è la cosa fondamentale". E cita Walt Disney: "La data è la differenza fra un sogno e un progetto".

LEGGE ELETTORALE: il nuovo testo lunedì aspetta il via libera alla Camera dei deputati. "Spero e penso che sia la volta buona", dice Renzi. Alle 9:45 il Comitato dei Nove della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio prosegue infatti l'esame degli emendamenti alle proposte di legge di riforma del sistema elettorale.

PARITÀ DI GENERE: "Se troviamo una soluzione che vada bene a tutti, son felice. Ma - sottolinea - la parità di genere il Partito democratico già la fa". E aggiunge: "L'ho dimostrato concretamente, ma il tema dell'uguaglianza tra uomo e donna si combatte con altro e non solo con una discussione sulle poltrone in Parlamento". Infine, un appello ai 5 Stelle: "Perché non ci danno una mano ad abolire il Senato?".

SINDACATI: alle dichiarazioni del premier in tema di rapporti con i sindacati ("se non sono d'accordo ce ne faremo una ragione"), risponde il leader Cisl Raffaele Bonanni, secondo il quale Renzi farebbe meglio "a non stare sopra le righe" e per un confronto con le parti sociali, "con una posizione così inusuale e sbagliata del presidente del Consiglio, è meglio aspettare". Il premier "ha bisogno di avere delle opinioni, speriamo le abbia chiare; ha bisogno di avere degli obiettivi, speriamo lì abbia chiari; ha bisogno anche di tanta collaborazione. A me non piace questa ruggine ormai chiara che c'è tra lui e la Cgil perché non porterà a nulla di buono" dice Bonanni dai microfoni di 'L'economia prima di tutto'. Sul fisco, aggiunge, il premier è stato praticamente "costretto a fare ciò che ha detto il sindacato". Non aveva alternative perché "non tener conto dei lavoratori sarebbe stata la sua prima sconfitta".

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