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Berlusconi al governo: “Dilettanti allo sbaraglio”. Su Napolitano: “Rielezione? Era per breve periodo”

22 maggio 2014 | 08.50
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L’ex premier: “Coloro che sarebbero stai votati al suo posto sarebbero stati pessimi Presidenti della Repubblica e nemici contro di noi”. Sullo spread: “E’ una bufala, una volta si facevano le guerre con gli eserciti, adesso si fanno con la leva finanziaria”. Campagna elettorale a colpi di ‘selfie’, Bruno Vespa immortala anche Silvio Berlusconi

 - (Infophoto)
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“Quando qualcuno li ha chiamati ‘dilettanti allo sbaraglio’, io ho convenuto con questa frase”. Silvio Berlusconi, ospite di ‘Omnibus’ su La7, parla del governo evidenziando che, a suo parere, “questa legislatura non andrà fino al 2018” e “tra un anno, un anno e mezzo” ci sarà la “necessità di andare alle elezioni. Sempre che non succedano fatti traumatici, come la vittoria di Grillo a queste elezioni europee. Che dio ce ne scampi”, perché, aggiunge, in questo caso “dovremmo guardare ad un’ipotesi di anticipazioni delle elezioni con molta attenzione”.

Dopo aver ribadito di essere “contrario ai governi che non derivano dal popolo, se questo pericolo dovesse realizzarsi - afferma - ci sarebbe da pensare bene a quale potrebbe essere la reazione più efficace”.

Poi, ancora un affondo sullo spread: “E’ una bufala, una volta si facevano le guerre con gli eserciti, adesso si fanno con la leva finanziaria”. Ma “non mi preoccupo” prosegue Berlusconi, riferendosi all’attuale valore, anche perché “avevamo 550 di spread e avevamo tutti i conti in ordine”.

Sul sì alla conferma di Giorgio Napolitano al Quirinale, dice l’ex premier, “pensavamo che fosse una cosa provvisoria per un breve periodo di tempo, coloro che sarebbero stai votati al suo posto sarebbero stati pessimi Presidenti della Repubblica e nemici contro di noi, non avevamo le prove che ci fossero state azioni che hanno determinato la caduta nel nostro governo”.

“Se vent’anni fa” fosse stato possibile eleggere direttamente il Capo dello Stato, “avremmo avuto tre Presidenti della Repubblica molto diversi e molto migliori di quelli che ci sono capitati” dice Berlusconi, aggiungendo che il “76 per cento” degli italiani “secondo l’ultimo sondaggio” è favorevole a questa riforma.

Su Alitalia ci sono dei problemi di management e dei problemi sindacali”, perché la Compagnia di bandiera “con 21 milioni di passeggeri impiega 14mila collaboratori, Ryanair con 61 milioni di passeggeri ha seimila persone”. Quindi la colpa “non è del governo che intervenne per tenere l’Alitalia in Italia, il problema è da un’altra parte”.

Infine, ricorda l’ex premier, dopo il discorso ad Onna il 25 aprile del 2009 “i sondaggi che mi riguardavano andarono al 75,3 per cento”, questo “provocò orrore in certi parti. Nell’opposizione si riunirono, ho dati che verranno fuori, e dissero: ‘questo non ce lo togliamo più dalle scatole, vincerà anche le prossime elezioni’ e cominciò il delendum Berlusconi, fine 2009, nel 2010, colpo di Stato nel 2011”.

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