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Europee, sondaggisti: “Al Pd cinque milioni di voti di destra e centrodestra”

26 maggio 2014 | 14.14
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Piepoli analizza il boom di preferenze incassate da Renzi nella lunga corsa per l’Europa: gli elettori hanno detto ‘Mai i 5 Stelle alla guida del Paese’. Così hanno votato per il Pd. Per Mannheimer ”l’arma vincente del premier è stata il desiderio degli italiani di voler finalmente un governo del fare”

(Foto Infophoto) - INFOPHOTO
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Più che il grido ha vinto il sogno. Il rischio di provare a ”cambiare le cose, piuttosto che fermarsi alla denuncia che non costruisce’’. I sondaggisti interpellati dall’Adnkronos, analizzano così il boom di voti incassati dal Pd nella lunga corsa per l’Europa.

Il segreto di Matteo Renzi, spiegano, è stata “la concretezza’’ e la “voglia di fare”, che ha catturato anche l’elettorato grillino, fermando l’asticella al 40,81%. Per Renato Mannheimer ”l’arma vincente di Renzi è stata la voglia degli italiani di voler finalmente un governo del fare, che realizzi le riforme. Grillo e il Movimento 5 Stelle sono stati sconfitti dalla voglia di costruire. Molti hanno votato Renzi turandosi il naso, sapendo che questa era l’ultima speranza’’.

”Nessun flop dei sondaggi, a partire dai nostri. Sapevamo che il Pd avrebbe vinto. Ha deciso l’elettorato, ed è stato un fenomeno spontaneo’’, spiega Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto. “Il caso precedente - ricorda - è il duello tra Jacques Chirac e Jean Marie Le Pen per la presidenza della Repubblica francese, nel 2002. All’epoca il fondatore del Front Nationale era ‘finalista’ all’Eliseo, si giocava la partita decisiva del ballottaggio e i francesi di sinistra in massa votarono per Chirac, che certo non era un ‘campione’ della sinistra’’. Il motivo? “Una considerazione: ‘Mai Le Pen a guida della Repubblica’. Anche da noi - rimarca Piepoli - in parte si è verificato questo tipo di fenomeno: gli elettori hanno detto ‘Mai i 5 Stelle alla guida del Paese’. Così 5 milioni di elettori di destra e centrodestra hanno votato per il Pd. Non era capitato prima e non capiterà più’’. Quanto a Grillo, ”ne esce con le ossa rotte. E’ in fase di riflusso e la tendenza a non risalire l’onda è piuttosto forte...’’.

Antonio Noto, direttore Ipr marketing, decodifica così il voto delle europee: ”Ormai esiste un 10-15% di elettorato che non si identifica completamente in nessun partito e vota sulla base non solo di quello che offre il mercato elettorale del momento ma anche sulla base della percezione della forza di un leader in un particolare contesto storico. Questo tipo di elettorato l’anno scorso ha votato in larga parte i 5 Stelle, quest’anno la parte prevalente di questo bacino ha invece scelto Renzi più che il Pd’’. Secondo le analisi di Ipr marketing, “il 30% dei voti totalizzati alle europee è consenso al Pd, il 10% è invece ‘consenso emotivo’ a Renzi. Il premier ha vinto per la forte credibilità che ha in questo momento politico, ma questo è un elettorato ‘mobile’, indeciso e non collocato: Renzi potrà fidelizzarlo o perderlo. In ogni caso è un bacino che vale il 10%’’. “Grillo ha perso 2,5 milioni di voti - sottolinea ancora Noto - in parte questo risultato è dovuto agli astenuti ma c’è anche una larga fetta di consensi che è confluita nelle urne del Pd’’. Perciò dopo lo scossone dei numeri usciti dalla lunga notte dell’Europa, i pentastellati “devono riflettere: un partito che in Italia è al 21% è sempre un grande risultato, perché quando Fi era alla stessa soglia era considerato al massimo del suo splendore. Ora tutto dipende tutto da come Grillo comunicherà ai suoi elettori questa percentuale: se la mostrerà come una sconfitta, scenderà al 15% alle prossime elezioni. Se invece la indicherà come l’affermazione del Movimento come secondo partito in Italia, terrà i voti’’.

Per Luca Comodo, vice direttore di Ipsos, “Renzi ha vinto perché ha indicato una strada e ha raccolto consensi che vengono da Forza Italia, Grillo e area centrista’’. Nessuna particolare ‘ricetta’ o ‘segreto’ per convincere gli elettori: “Hanno funzionato le cose che ha detto, l’indicazione di cambiamento e di speranza di ripresa che ha dato al Paese. L’ha fatto anche in un modo personalizzato, che è piaciuto all’elettorato. E molto ha contato il fatto che il premier si è dimostrato coraggioso e capace di affrontare i rischi’’. “Grillo - fa notare l’Ipsos - aveva catalizzato la protesta del 2013, ora Renzi ha presidiato molto bene quelle aree di scontento che rendevano forte i 5 Stelle. Grillo non ha proposto nulla, continuando a sventolare la bandiera del ‘tutti a casa: una bandiera che però con la presenza di Renzi ha preso troppo vento e si è usurata’’.

Nessun sondaggio dava una vittoria così schiacciante del Pd. Prevedevamo 8 punti del Pd su Grillo, per noi il testa a testa non c’è mai stato’’, spiega Maurizio Pessato, presidente Swg. Nelle sue valutazioni analizzando i dati, l’esperto sottolinea che “gli elettori non volevano un pareggio: qualcuno doveva vincere. Alle urne si voleva uscisse un risultato netto e ha vinto Matteo Renzi, anche a motivo dell’inconcludenza di Grillo, che alle politiche ha avuto un mandato di fiducia da 8 milioni e 600mila persone, ma non ha fatto iniziative utili al Paese. Gli italiani non amano l’incertezza, soprattutto in questo periodo: occorreva dare a qualcuno la possibilità di fare’’. Per Pessato, ”gli 80 euro in busta paga non hanno pesato più di tanto nel ‘borsino’ elettorale: sono anch’esso un segno chi ha cercato di muoversi per cambiare le cose. Di fronte il premier ha avuto un signore che aveva il 25% dei consensi ma chiedeva di scegliere: ‘o tutto o niente’. La maggior parte degli italiani non ragiona così, il rischio era ancora il niente dei grillini. Da qui le porte aperte al Pd. L’investitura a Renzi -rimarcano gli analisti di Swg- è una richiesta di uscire dalle secche e dalla politica del gridarsi addosso’’.

”Il voto ha detto che il popolo italiano ha bisogno di un cambiamento sereno’’, è l’analisi di Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, che spiega: “Tra le tante proposte, quello che ha fatto guadagnare al Pd 2,5 milioni di voti in più rispetto agli altri è stato proprio questo messaggio diverso, rivolto al Paese ma con la volontà di cambiare senza stravolgere. I toni della campagna elettorale sono talmente alti che alla fine ha fatto riflettere e hanno chiamato a un voto responsabile, che poi si è indirizzato in una direzione’’. Ghisleri analizza anche il voto azzurro: “Forza Italia ha realizzato quasi il 17%, perciò lo zoccolo duro ha retto. C’è stata qualche donazione di voti a Ncd e Fratelli d’Italia. Ora - conclude - il partito di Berlusconi ha necessità di trovare un’attenzione maggiore verso ‘nuovo voto’: deve andare oltre i fedelissimi azzurri’’.

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