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Renzi: “Ora dobbiamo cambiare la Ue”. Sulle riforme: “Presto Senato e legge elettorale

29 maggio 2014 | 14.10
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Dopo le elezioni europee e amministrative, il presidente del Consiglio apre la direzione del Pd: “Siamo il partito più votato in Europa. Risultato che ci carica di entusiasmo e responsabilità”. Punto sull’agenda dei prossimi mesi: “Giugno mese cruciale per le riforme”. Assemblea Pd sabato 14 giugno: “Sia occasione per un nuovo inizio insieme”

(Infophoto)
(Infophoto)

“Questa direzione non è tanto un’occasione per fare festa ma per fare un’analisi del voto, anche quando si vince, per capire cosa abbiamo da fare. E’ un risultato che ci carica di entusiasmo e responsabilità”. Così Matteo Renzi aprendo la direzione del Partito democratico. “E’ un voto dato dagli italiani per l’Italia" aggiunge, e ora “abbiamo ricevuto un consenso che ci chiama e ci impone di provare a cambiare il nostro Paese e l’Europa”.

Undici milioni di voti - Poi il premier, nella direzione dopo il successo di europee e amministrative, sottolinea: “Siamo il partito più votato in Europa, più di 11 milioni di voti”.

L’Europa - “Tre i punti che dobbiamo tentare di affrontare dopo il voto - sottolinea Renzi - primo: la questione europea. Le misure che l’Europa ha attuato in questi anni, figlie di una difficilissima situazione finanziaria, non sono la risposta sufficiente alle attese dei cittadini europei”. E precisa: “Anche chi ha votato per i partiti europeisti, come siamo noi, ha chiesto all’Europa di cambiare”.

Populismi - “Di fronte ai populismi, bisogna investire sul senso di una cittadinanza europea” precisa con forza Renzi. Il Pd deve lavorare per “dare all’Europa un respiro più ampio delle piccole questioni degli ultimi anni”.

Il Pse - “Il Pd, nel Pse, ha il compito di richiamare l’attenzione su questo e prima di ogni discussione sui nomi è fondamentale capire se le idee del Pse sono valide o no, se sono validi gli impegni presi in campagna elettorale - aggiunge - non dobbiamo mettere la bandierina, prendere il vice capogruppo di commissione, ma richiamare il Pse a quello che ha detto”.

Politica italiana - “Secondo punto - continua il premier - è la politica italiana. Il voto non era un referendum sul governo” e “ora abbiamo il dovere di presentarci senza più alibi a chi dice che il problema dell’Europa è l’Italia o che il problema dell’Italia sono le istituzioni europee”. Quindi, sottolinea, “importante che la riforma del Senato e del Titolo Quinto riprenda presto” e che “entro l’estate si chiuda con la legge elettorale, e non per andare a votare”.

Il mese di giugno sarà “cruciale” per le riforme e, elencando gli impegni dell’esecutivo, Renzi cita il 2 luglio per la “presentazione delle linee guida per il semestre di presidenza italiana dell’Ue”. E, ancora, conferma per il 13 giugno la riforma della Pa “con uno o due provvedimenti” mentre il 20 giugno toccherà al provvedimento sulla competitività.

Riforma del lavoro - “Con il decreto Poletti c’è stato un primo elemento di sintesi molto importante” dice il premier. “Il lavoro è la madre di tutte le battaglie” e si farà un “passo avanti sul ddl delega. Su questo tema saremo giudicati, più che dai mercati internazionali, da potenziali investitori. Mai come ora c’è uno sguardo di attenzione verso l’Italia. Guai a noi se manchiamo l’occasione” anche perché “il problema del lavoro tocca tutte le famiglie italiane”.

Il 40 per cento - “Il risultato del 40 per cento è un obiettivo stabile? si chiede Renzi. “Dobbiamo definire questo obiettivo come casa nostra o limitarci a vivere la soddisfazione dell’istante?” aggiunge. “Se vogliamo metterci la residenza (nel 40%, ndr) dobbiamo essere il partito del lavoro che coniuga le modifiche delle regole del gioco con una prospettiva per il Paese”.

Assemblea nazionale Pd - Terzo punto. “Propongo che l’Assemblea nazionale non sia solo l’occasione per eleggere il presidente e, formalmente, i vice segretari o approvare il bilancio ma per una ripartenza e un nuovo inizio insieme” dice Renzi. “L’Assemblea non può essere la sommatoria delle correnti o la rappresentazione post congressuale, non interessa a nessuno”. All’assemblea del 14 giugno “arriveremo con la comunicazione della nuova segreteria” del Pd, assicura il premier.

“La gestione unitaria - conclude - se ci sarà, non è il tentativo di riproporre schemi vecchi o spartizioni correntizie ma è corresponsabilità una volta chiariti gli obiettivi. Se le persone ci vogliono stare, ci staranno”.

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