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Riforma del processo civile, il governo pone la fiducia

22 ottobre 2014 | 20.36
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Il Guardasigilli Orlando: "Ci sono misure che hanno una grandissima importanza per quanto concerne l'accelerazione dei processi". Nitto Palma (Fi): "Per l'ennesima volta il governo dimostra di non avere alcun rispetto per il Senato"

Andrea Orlando con Matteo Renzi (Infophoto)
Andrea Orlando con Matteo Renzi (Infophoto)

Il governo pone la fiducia sul decreto di riforma del processo civile. Ad annunciarlo al Senato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi.

Il Guardasigilli - In precedenza era intervenuto in Aula il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sottolineando che il settore civile "è quello che pesa in modo drammatico" su famiglie e imprese. Quanto alle obiezioni su una possibile 'privatizzazione' della Giustizia, Orlando ha fatto presente che "la vera privatizzazione è quella che si viene a determinare nel momento in cui una causa dura 11, 12, 13 anni e inevitabilmente soccombe la parte più debole". Nel decreto "ci sono misure che hanno una grandissima importanza per quanto concerne l'accelerazione del processo", elementi che "disincentivano le liti temerarie" e aspetti "di forte innovazione sul fronte della fase esecutiva". Si è intrapresa, ha rilevato Orlando, "una strada che può essere sostenuta da tutte le forze politiche. C'è un'aspettativa, una disponibilità al cambiamento che deve e può essere incoraggiata da parte di tutti".

"Per l'ennesima volta il governo dimostra di non avere alcun rispetto per il Senato della Repubblica, forse perché già lo considera destinato a scomparire una volta entrata in vigore la relativa riforma costituzionale - ha osservato il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma, di Forza Italia - Ritengo, però, che fino a quando il Senato resterà in vita il governo abbia il dovere di uniformarsi alle consolidate prassi istituzionali e, nel presentare il solito maxi-emendamento su cui porre l'ennesima fiducia, non possa discostarsi dal testo varato in Commissione". "Registro nel maxi-emendamento sul processo civile - ha aggiunto - alcune sensibili diversità, talune delle quali attinenti al delicatissimo tema della fine del matrimonio davanti all'ufficiale di stato civile. A tacere poi di altri argomenti del tutto disomogenei, rispetto alla materia del provvedimento e, come tali, non in linea con quanto ripetutamente affermato dalla Corte costituzionale".

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