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Pd: voto Jobs act lascia strascichi, scontro aperto maggioranza-minoranza

26 novembre 2014 | 19.27
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Bindi parla di scissione, poi corregge. Ma nella minoranza le posizioni sono diverse e si litiga anche sull'Ulivo. Su facebook polemica tra Cuperlo e Orfini. J'accuse di Tocci, governo padrone del Parlamento e jobs act peggio della legge Fornero

il simbolo del Partito democratico
il simbolo del Partito democratico

E' passato senza fiducia, rispettando la tabella di marcia, con l'appoggio del 90% del gruppo. Ma il Jobs act rischia di lasciare pesanti tracce a largo del Nazareno. A 24 dall'approvazione alla Camera con una pattuglia di 'dem' contraria, la giostra delle polemiche sulla riforma del lavoro continua a girare e rischia di non fermarsi fino al prossimo 3 dicembre, quando il testo verrà esaminato in aula al Senato dove i margini per il governo sono ancora più stretti.

Il voto di ieri, infatti, ha allargato il solco tra maggioranza e minoranza Pd con la scissione evocata ormai apertamente. Lo fa Rosy Bindi, anche se poi corregge il tiro: "Se il Pd torna a essere il partito dell'Ulivo, che unisce e accompagna il Paese, non ci sara' bisogno di alternative. Ma se il Pd e' quello di questi ultimi mesi, e' chiaro che ci sara' bisogno di una forza politica nuova". Poi il presidente dell'Antimafia specifica: "Non penso di uscire dal Pd, ma il partito deve tornare alle sue origini e deve stare attento al Paese".

L'approccio 'deciso', però, non trova sulla stessa linea Pier Luigi Bersani che, pur mettendo decisamente in guardia Renzi dalle conseguenze di una sottovalutazione del voto regionale, spiega: "Io penso che il messaggio di quegli elettori non sia 'uscite dal Pd', bensì risolvete tutti insieme".

Serracchiani, Ulivo è di 20 anni fa - scontro Cuperlo-Orfini

E' un aspetto, quello delle differenti posizioni all'interno delle minoranze del Pd, già in parte emerso ieri alla Camera al momento del voto (tra no a assenze). Proprio su questo gioca la maggioranza del partito. Ne parla Debora Serracchiani: "C'è una divisione molto forte all'interno della minoranza del partito. Ieri abbiamo visto decisioni diverse".

E a testimoniare il fatto che le polemiche scuotono il Pd fin nelle sua fondamenta è il botta e risposta tra la Bindi e la Serracchiani sull'Ulivo. La prima, con Romano Prodi ("ci ho dato metà della mia vita"), lo evoca. La seconda lo manda in soffitta: "L'esperienza dell'Ulivo è nata 20 anni fa, sicuramente un'esperienza vincente che ancora ci inorgoglisce, ma credo che ora non risponda più alle domande del Paese".

In questo scenario, sul palcoscenico di Facebook oggi Gianni Cuperlo e Matteo Orfini non se le sono mandate a dire. Per il presidente del Pd chi non ha votato ieri il Jobs act lo ha fatto perchè è una "primadonna" in cerca di visibilità. Immediata la replica di Cuperlo: "Non mi sognerei mai di dire" certe cose. E Ofini, ancora, risponde: "Basta caricature, il congresso è finito l’8 dicembre". Ma non è tutto perchè, oltre alla Direzione di lunedì prossimo, domani il gruppo della Camera si riunisce sulla legge di stabilità. E' Roberto Giachetti mette un pò di pepe: "A che serve se poi ognuno senza colpo ferire fa come vuole?".

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