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Pd: politologi, è come 'Beatiful' ma scissione Civati non porterà a nulla

15 dicembre 2014 | 15.33
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Ventura: ''Ormai è come Beautiful ma la sinistra non ha prospettiva di creare qualcosa di consistente''. Pasquino: ''il vero problema del segretario-premier è l'elezione del nuovo inquilino del Colle''. E per Cacciari ''sono al 'suicidio bis'. Se Pippo Civati, Barca e Cuperlo non fanno una piattaforma strategica a breve, spariranno anche loro. Alla porta soli e senza base''

Nella foto, Pippo Civati (Infophoto)
Nella foto, Pippo Civati (Infophoto)

Scintille, chiarimenti al calor bianco e qualche straccio che vola. Pippo Civati che mette un piede fuori dal partito e il segretario-premier Matteo Renzi che dice no a nuovi 'diktat' in Parlamento, ma sceglie di non arrivare allo strappo. In mezzo, tra largo del Nazareno e palazzo Chigi, c'è la terra delle decisioni. Il cammino da prendere nelle prossime settimane. E' questa la cartolina che arriva in questi giorni dal Pd, con i politologi interpellati dall'Adnkronos che al di là del 'complesso della camicia bianca', danno letture diverse del 'thriller' tirato in ballo sabato da Civati, che vedrebbe Renzi 'decidere di notte' e il leader parare le bordate della minoranza Dem mettendoli all'angolo.

Per Sofia Ventura, docente di Scienze politiche all'Università di Bologna, ''Renzi è interessato a mantenere un'unità nel partito, anche in vista di un'altra partita importante: l'elezione del Presidente della Repubblica. Forse farà anche lui uno sforzo per evitare strappi definitivi''. Quanto alle fibrillazioni nel partito, ''ormai è come una puntata di Beautiful -spiega la studiosa di processi politici- si vede Civati mezzo fuori e mezzo dentro. Ma per fare cosa? Mi sembra che la sinistra, al di là del Pd, non abbia una prospettiva di poter creare qualcosa di consistente. Di fatto non ha un leader e lo stesso Maurizio Landini, leader della Fiom, si è smarcato da varie ipotesi di leadership politica spiegando che il suo progetto resta all'interno del versante sindacale''. '

'Difficile, dunque, immaginare una scissione, ma anche se si dovesse verificare non cambierebbe in maniera sostanziale il quadro politico'', è l'analisi della politologa. Certo, ''non bisogna minimizzare, perché è indubbio che ci siano dei mal di pancia sia nel partito sia nell'elettorato, anche per il piglio un po' sprezzante che Renzi usa per gli avversari. Ma la forza di attrazione del premier resta fortissima e tutti - piaccia o non piaccia - sanno che il partito democratico conta perché c'è Renzi''

Pasquino, per segretario-premier vero problema è elezione nuovo inquilino Colle

''Civati non rappresenta nulla. E tutte le volte che parla, dice cose poco interessanti. Se sbatte la porta del Nazareno, andrà via da solo. E conterà ancora meno, perché non farà notizia'', spiega Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica all'Università di Bologna, per il quale ''Renzi ha il controllo del suo partito, dialoga con l'elettorato in maniera persino troppo schematica e tuttavia sufficiente per convincere gli elettori di area. I problemi non gli vengono da casa sua, perché la minoranza si divide su quasi tutto e non ha una proposta alternativa. Piuttosto i nodi per l'inquilino di Palazzo Chigi sono altri: a iniziare dal fatto che non sappiamo cosa ha stilato con Silvio Berlusconi nel celebre 'Patto del Nazareno', per cui il leader di Forza Italia può alzare il prezzo su altre partite''.

''Dall'altro lato, i problemi vengono dal Parlamento -rimarca Pasquino- perché le proposte di Renzi sia in materia di Senato sia di legge elettorale sono state molto mal congegnate e quindi soggette a revisioni migliorative, che in realtà il premier dovrebbe accettare con grande felicità''. ''Ma il problema più grosso -fa notare il politologo- è l'elezione del prossimo inquilino del Colle: per un pezzo Giorgio Napolitano ha sostenuto il governo, ma ora ne ha preso le distanze''.

''Renzi -rimarca- non può eleggere il 'suo' Presidente ' né un Capo dello Stato che sia a mezzi con Berlusconi. Ha dei problemi nell'individuare una personalità politica competente in grado di rappresentare davvero, come dice la Costituzione, l'unità nazionale. E in questo momento -è l'indicazione di Pasquino- le uniche personalità che io vedo bene per il Quirinale sono Giuliano Amato e Emma Bonino''.

Cacciari, siamo al 'suicidio bis' - minoranza rischia di trovarsi alla porta da soli e senza base

Critico con il piano inclinato preso dal Pd anche Massimo Cacciari: ''Sono a un 'suicidio bis' -spiega l'ex sindaco di Venezia- perché dopo aver consegnato il partito a Renzi, non sanno condurre un'opposizione. E' una classe dirigente decotta...''. ''Il Pd è culturalmente e antropologicamente sfasciato -rimarca il filosofo veneziano- può darsi resistano fino alle elezioni ma non vi è compatibilità tra le diverse linee di tensione sul terreno. E ormai si è giunti a una fase di incomunicabilità tra Renzi e la minoranza''.

Per il filosofo che ha riflettuto sul 'katechon', il potere che frena, una cosa è certa: ''Se la sinistra del Pd continua così, scompare. E pace all'anima sua... Ma è un problema di scelte, di cosa si vuole fare. L'unico che in questo momento ha idee è Civati, perché comprende la drammaticità della situazione. Anche Gianni Cuperlo ne intuisce la gravità ma forse è intimidito, o bloccato da qualcosa. Gli altri, dai D'Alema alle Bindi, sono impresentabili''.

Perciò, è l'indicazione di Cacciari, ''se Civati, Barca e Cuperlo non fanno una piattaforma strategica a breve, spariranno anche loro: il rischio è trovarsi alla porta completamente soli, scollati dalla base. Perché Renzi li sta sradicando da quello che è il loro riferimento sociale, prima che elettorale''. ''Civati mi pare abbia l'ìidea di sfidare il segretario sui contenuti e su una proposta complessiva, senza stare lì con lo stillicidio delle piccole posizioni. Anche perché -taglia corto il pensatore veneziano- Renzi gli sta distruggendo la base, e i fischi a D'Alema a sono esemplari''.

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