Ora Zaia rischia in Veneto, la partita è aperta. Le regole nel Carroccio ormai valgono solo quando fanno comodo
Flavio Tosi messo alla porta dal segretario federale della Lega? "Le espulsioni sono una tradizione, un vecchio e brutto vizietto del Carroccio. Lo so bene, l'ho sperimentato sulla mia pelle". Rosi Mauro, ex pasionaria della Lega e fedelissima di Umberto Bossi, cacciata dalla Lega dopo lo scandalo che travolse il partito nel 2012, difende il sindaco ribelle. "Bossi, come aveva già fatto nei miei confronti - dice all'Adnkronos - avrà mediato, ma alla fine è prevalsa la linea dura, le espulsioni tanto care alla Lega".
Eppure Tosi, per Mauro, "è sempre stato coerente, non è una novità che abbia costituito 'i Fari'", dal nome della sua fondazione, "e le liste civiche. Ma in Lega da un po' di anni manca la coerenza. Ricordo a chi lo ha dimenticato che di liste civiche negli ultimi anni ce ne sono state fin troppe, compresa quella che elesse Maroni in Regione, all'epoca segretario federale della Lega. Le regole vanno applicati per tutti, non usate e disattese all'occorrenza. Tosi è stato coerente, gli altri no. La coerenza è dalla parte del sindaco, non dalla parte di Salvini e dei vertici".
E ora in Veneto, a detta di Mauro, Luca Zaia rischia la poltrona di governatore. "La partita è aperta - dice - la gente guarda anche alla coerenza".
"Sarà bello vedere cosa accadrà in Veneto", dice Mauro, che ormai è lontana dalla Lega ma è rimasta nel sindacato che guidava, il Sinpa, "ma dal 2012 siamo autonomi" dal partito, tiene a precisare. "I sondaggi contano e no, tante volte la Lega era data per morta e poi resuscitata. Ora la danno in crescita ma - avverte - i sondaggi spesso lasciano il tempo che trovano. Bisognerà vedere chi voteranno i cittadini, guarderanno il programma ma anche la coerenza".
"In Veneto poi - fa notare - la Liga ha avuto sempre la sua autonomia, soprattutto i segretari 'nazionali'". E con le espulsioni "invece di crescere si torna indietro e la non coerenza la paghi anche a livello elettorale". Nella vicenda che la coinvolse nel 2002, a detta di Mauro, venne architettato "un complotto". "Non hanno nemmeno atteso di capire se era colpevole, se realmente immischiata in quelle schifezze fatte uscire appositamente per far fuori Bossi -fa notare- Tutto strumentale. Oggi nella Lega ci sono tantissimi indagati e mi chiedo: le scope dell'orgoglio padano di Maroni dove sono finite? La non coerenza si paga cara, la Lega rischia di ritrovarsi un conto salatissimo".