Il Pd insorge e parla di "riserve incomprensibili". Il vice ministro della Giustizia Costa spera in correttivi che consentano di arrivare compatti in aula
Si riaccende il fronte giustizia nella maggioranza. Lo strappo avviene nella seconda commissione di Montecitorio dove l'atteso provvedimento s ull'aumento dei tempi della prescrizione per i reati di corruzione viene, sì, licenziato per l'aula, ma con la dissociazione di Area popolare che vota contro il mandato al relatore Sofia Amoddio (Pd). Un segnale politico forte che la capogruppo Ap Nunzia De Girolamo, spiega così: "Non possiamo introdurre norme che violino i principi cardini della Costituzione impedendo al cittadino innocente di potersi difendere adeguatamente in tempi ragionevoli".
A stretto giro arriva la replica del capogruppo Pd in commissione Giustizia, Walter Verini, che definisce "eccessive tutte queste riserve" che "non si manifestano quando si interviene, come è avvenuto, per altri gravi tipi di reati per i quali le Camere hanno raddoppiato e portato perfino a tre decenni i tempi di prescrizione". Anche perché, rileva, "oggi i tempi di prescrizione per i reati di corruzione sono troppo limitati. Circa otto anni, per reati che si scoprono magari dopo anni da quando sono stati commessi. Ciò significa non arrivare neppure al primo grado di giudizio".
La vicenda si intreccia con quanto accade a palazzo Madama, sempre in commissione Giustizia, dove si attende la presentazione dell'emendamento del governo al ddl anti-corruzione, dove è Forza Italia a sollevare dubbi in merito alle nuove pene per il falso in bilancio. Proprio al Senato, però, il vice ministro della Giustizia, Enrico Costa, spera che si possa arrivare ad una composizione almeno sul primo fronte: "Auspico correttivi tali da consentire un voto compatto in aula" sulla prescrizione. La questione rischia di esplodere anche nei tribunali, visto che i penalisti preannunciano lo stato di agitazione.
