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Italicum, passa la linea di Renzi. E il Pd si divide

16 aprile 2015 | 09.29
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Il premier chiude alla minoranza: "Gruppo confermi il voto della Direzione". E aggiunge: "E' una legge alla quale il governo è legato, nel bene e nel male". Ma 120 su 310 dem hanno scelto di non votare (190 i sì). Bersani avverte: dalla minoranza Pd "nessuna ritirata". "Fiducia? Non se ne parla". Speranza lascia, le opposizioni si appellano a Mattarella: "No alla fiducia". Il Colle: "Il lavoro non resti a metà". L'appello del M5S a Area Riformista: "Insieme possiamo ribaltare la riforma"

Matteo Renzi (AFP)  - (AFP)
Matteo Renzi (AFP) - (AFP)

Matteo Renzi vola negli Usa e inizia la sua visita partendo dalla Georgetown University. Venerdì in agenda il pranzo con il presidente Barack Obama, ma a Roma il premier lascia un Pd ai ferri corti. Il presidente del Consiglio Renzi chiude infatti ad ogni modifica all'Italicum, anche se non esclude modifiche alle riforme istituzionali. Intervenuto all'assemblea del gruppo, il premier chiede ai deputati Pd di confermare il voto della Direzione.

Troppi sciacalli in azione sulla legge elettorale, attacca il premier, citando uno dei personaggi de 'Il libro della giungla': "Fuori ci sono tanti Tabaqui. La nostra discussione deve essere liberata dai toni all'Armageddon". La legge elettorale, insiste, "va votata" anche perché è "una legge alla quale il governo è legato, nel bene e nel male".

L'assemblea ha confermato quindi il 'no' alle modifiche sull'Italicum, la linea intransigente del premier ha avuto la meglio ma 120 su 310 dem hanno scelto di non votare (190 i sì). Il capogruppo alla Camera Roberto Speranza ha espresso "profondo dissenso" e ha rimesso il mandato nelle mani di Renzi.

FI, Lega, Sel e FdI hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Mattarella chiedendo che si eviti "il golpe" della fiducia. In assemblea Renzi non ha fatto alcun accenno alla questione. Ma a questo punto diventa essenziale capire cosa farà la minoranza del Pd. Con ogni probabilità, l'Italicum procederà in commissione senza voti e poi, in secondo battuta, si capirà se il premier è disposto a rischiare in Aula o userà lo scudo del voto di fiducia.

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