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Unioni civili, Cirinnà fa infuriare Ap e arrabbiare i cattolici del Pd

04 settembre 2015 | 15.14
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Monica Cirinnà
Monica Cirinnà

Soffia aria di bufera tra la relatrice della legge sulle unioni civili Monica Cirinnà e Ap. Il vaso di Pandora l'ha scoperchiato l'intervista con cui la senatrice Pd dice, chiaro e tondo, che i voti per approvare il testo ci sono e che malgrado l'ostruzionismo di Lega, Ap e Fi il ddl andrà avanti. Cirinnà auspica l'approdo in aula a palazzo Madama entro il 15 ottobre e azzarda infine che "avendo ormai capito che la volontà ostruzionistica permane, si potrebbe anche andare in aula senza relatore".

Ma è il dispositivo giuridico per la regolarizzazione delle unioni civili ad amplificare lo scontro politico tra due diverse impostazioni: cattolica e laica. "Estremisti, disfattisti e massimalisti - osserva infatti la Cirinnà nell'intervista al Corriere della Sera - ci sono da tutte le parti. Ma io mi sento tranquilla perché il mio testo base, senza modifiche, ha già passato un voto in commissione il 26 marzo. E non era mai successo". "Noi stiamo dando ampi segnali di disponibilità al dialogo -aggiunge - ma se vogliono superare i limiti della ragionevolezza non li possiamo seguire".

"Ho un mandato del mio partito a costruire l’unione civile dando alle persone dello stesso sesso i doveri e i diritti reciproci degli sposati. Diritti sociali fiscali e previdenziali, reversibilità e, punto fondante delle primarie di Renzi, la stepchild adoption. Se i cattolici vogliono levare alcune piccole cose simboliche, come il riferimento alla filiazione, le leverò". Ma senza compromessi al ribasso. "Se annacquassi la legge - conclude Cirinnà - tradirei il mio impegno e non lo farò. I numeri per andare avanti ci sono".

Ambiguo, intollerabile, inaudito: le reazioni di Ap (ma anche nei cattolici del Pd) sono risentite e irritate. Cirinnà, fa notare Paola Binetti, sostiene che "'anche il matrimonio è una formazione sociale e le unioni civili costituiscono una famiglia come il matrimonio'. Evidentemente per far passare la legge non si rinuncia a nessuna capriola lessicale, per mantenere la stessa sostanza sotto mentite spoglie".

"Altrettanto ambigua - attacca ancora la deputata di Ap - è un'altra affermazione della Cirinnà, che non intende affatto farsi carico delle richieste dei cattolici nella sostanza, per cui ne banalizza le richieste: 'Se i cattolici vogliono eliminare alcune piccole cose simboliche come il riferimento alla filiazione le leverò'. Lascia davvero sbalorditi - prosegue la deputata di Ap - il fatto che possa riferirsi alla filiazione come a una piccola cosa simbolica".

"La Cirinnà ha spiegato che il suo ddl è un imbroglio perché parifica il matrimonio a una formazione sociale. Questa - sentenza Carlo Giovanardi - è una tesi inaudita. In questo modo si trasformano anche le unioni civili in una formazione sociale e questa parificazione permetterebbe la pratica dell'utero in affitto, la reversibilità della pensione. Peccato che la Consulta e la Corte di Cassazione hanno stabilito che, finché non si cambia la Costituzione, in Italia il matrimonio tra un uomo e una donna è l'unico considerato valido”.

"La famiglia omogenitoriale - sottolinea Maurizio Gasparri - non esiste e non ci sarà mai nel nostro ordinamento. La famiglia è una sola ed è quella costituzionale. Si illude chi in fase di discussione della legge sulle cosiddette unioni civili vuole approfittare per favorire le coppie gay. Se il testo poi dovesse approdare in Aula senza relatore - avverte infine il senatore di Fi - si sappia che si preparerebbe un vero e proprio Vietnam parlamentare. Ora basta".

"Il testo sulle unioni civili andrebbe riscritto dalle fondamenta e chi lo voterà si assumerà la responsabilità di infliggere un vulnus gravissimo alla famiglia riconosciuta dalla Costituzione italiana", dice Gian Luigi Gigli, capogruppo di Per l'Italia in commissione Affari costituzionali alla Camera. "L’intervista alla senatrice Cirinnà ha il pregio di far cadere ogni ipocrisia e chiarisce, salvo smentite del segretario-premier, qual è il mandato conferito dal Pd alla senatrice: 'costruire l’unione civile dando alle persone dello stesso sesso i doveri e i diritti reciproci degli sposati’, compresa l’adozione dei figli precedenti del partner, conferendo rilievo costituzionale al nuovo istituto giuridico.

Non solo Giovanardi e Binetti, le parole e gli argomenti di Cirinnà, scontentano anche un cattolico del Pd come Franco Monaco. Dall'intervista, osserva Monaco, "si ricava l'impressione che l'equilibrata mediazione operata sull'art. 1, che disegna le unioni civili come un istituto specifico distinto dal matrimonio, sia piuttosto una mera concessione nominalistica ai cattolici rappresentati come una setta minoritaria (dentro e fuori del Pd) cui fare digerire la sostanziale equiparazione con il matrimonio. Mi chiedo se una tale ambiguità giovi a favorirne l'approvazione o non contribuisca piuttosto a ostacolarne il varo. Dal relatore sarebbe lecito attendersi una sincera e argomentata difesa della mediazione. Così pure mi chiedo se la laicità scolpita nelle carte fondative del Pd si concili con la rappresentazione di un partito laicista che fa concessioni nominalistiche alla minoranza cattolica e non invece - conclude Monaco - un partito che elabora sintesi culturali e soluzioni legislative condivise".

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