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Milano: Majorino, Sallusti? Uno 'cattivo' e molto duro. Non capisco questa scelta

23 novembre 2015 | 17.42
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Milano: Majorino, Sallusti? Uno 'cattivo' e molto duro. Non capisco questa scelta

Alessandro Sallusti "mi sembra uno molto 'cattivo' e duro. Non capisco questa scelta". Parla senza mezzi termini Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali del comune di Milano e candidato alle primarie del centrosinistra a sindaco del capoluogo lombardo, a proposito della possibile scelta del centrodestra di schierare il direttore del Giornale.

Dopo l'endorsement di Berlusconi, che a Milano, dal palco della convention alla scuola di formazione politica della Lega, ha definito Sallusti "un candidato strepitoso" e la benedizione di Brunetta, che lo ha descritto come "un intellettuale, giornalista, direttore di giornale, un manager della carta stampata che ha le idee chiare", Majorino dice: "Candidare Sallusti credo sia una scelta impegnativa da parte della destra".

Si tratta, spiega, di "una scelta che non capisco molto, ma che rispetto come tale". Sallusti "è un uomo 'cattivo', nel senso di aggressivo verso le persone", oltre al fatto che "non credo abbia mai sviluppato azioni utili, ad esempio, sul piano delle politiche sociali". E aggiunge: "Se sarò io il candidato sindaco del centrosinistra lo sfiderò subito e avremo modo di confrontarci immediatamente". Tuttavia, "sono convinto che Milano meriti di andare avanti sul piano dell'azione di governo sviluppata in questi anni e Sallusti per me non rappresenta una buona pagina per il futuro della città".

Sul fronte del centrodestra, intanto, continuano i 'no, grazie'. L'ultimo, in ordine cronologico, è quello di Claudio de Albertis, presidente dell'Ance e della Triennale di Milano, che fa sapere di non avere alcuna intenzione di mettersi in gioco. Lo aveva già detto a fine estate e ora, a chi gli chiede se ci sia la possibilità di un ripensamento, dice: "Sono onorato che qualcuno abbia pensato a me, ma mi sembra che in questo momento i pensieri vadano altrove".

Nel frattempo, da Roma arrivano voci di un probabile spostamento delle primarie per unificare le consultazioni di tutte le città italiane interessate dal voto in un unico 'election day'. Una scelta voluta dal Pd romano, che secondo i rumors servirebbe anche a definire meglio gli assetti in funzione della possibile discesa in campo di Beppe Sala, paladino di quel 'modello Milano' che continua a fare proseliti, anche a Roma.

Certo, c'è da dire che il nome dell'ex commissario unico di Expo finora ha incassato un 'no' secco dai Comunisti italiani e il dietrofront di Sel che, dopo aver firmato il patto di lealtà con le forze di centrosinistra, ha fatto sapere che se ci sarà Sala si tirerà fuori dalle primarie. In ogni caso, per Majorino spostare la data dal 7 febbraio al 20 marzo, è "una epocale cazzata".

"Penso - spiega l'assessore - che a Roma non siano tanto stupidi, perché posticipando la data faremmo un favore alla destra. Non capisco perché perdere tempo". E conclude: "Se poi invece ci sono città che hanno bisogno di più tempo, quelle città siano aiutate da Roma".

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