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Unioni civili, si fa la conta nei Cinque Stelle: solo tre i voti contro la stepchild adoption

07 febbraio 2016 | 11.13
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Beppe Grillo
Beppe Grillo

Nel Cinque stelle si fa la conta in vista del voto sul ddl Cirinnà, dopo il via libera di Grillo al voto di coscienza. E nel movimento saranno solo due o tre i voti contrari dei senatori alle stepchild adoption. A quanto riferiscono all'Adnkronos autorevoli fonti parlamentari, orientati a votare no, al momento, sarebbero Sergio Puglia, il cui voto contrario è ormai assodato, Enza Blundo e Ornella Bertorotta. Tutti gli altri, voteranno a favore.

A quanto apprende l'Adnkronos, sarebbe stato un sondaggio a imprimere il cambio di rotta del M5S sulla libertà di coscienza al ddl Cirinnà sulle unioni civili. O meglio dei dati, girati tra i vertici del Movimento -da Roma e Milano- sulla composizione dell'elettorato 5 Stelle. Dati targati Luiss e che, rimbalzati dal direttorio alla Casaleggio associati, indicano come, a votare i 5 Stelle, sarebbe soprattutto un elettorato di destra. Da qui i timori che la linea dura sul ddl Cirinnà, provvisto della misura sulle stepchild adoption, potesse trasformarsi in un boomerang per il Movimento.

E così che sarebbe maturata la decisione di lasciare libertà di coscienza ai senatori. Una scelta che sconfessa il lavoro portato avanti finora in Senato, e che ha generato parecchio malcontento tra i parlamentari. In realtà, dubbi sulla linea da tenere sulle stepchild adoption serpeggiavano già da settimane, tanto da indurre i vertici grillini a raccomandare ai senatori di tenere il profilo basso sulla questione.

Fosse stato per il direttorio, probabilmente l'altolà ai senatori sarebbe arrivato ben prima. Di Maio e Di Battista erano tra i più critici, preoccupati dalla ripercussioni. Sarebbe stato Casaleggio a temporeggiare, ritardando una svolta che è arrivata sul filo, a pochi giorni dalla votazione.

Ed è soprattutto il direttorio, ora, a pagare lo scotto della virata dell'ultimo minuto sulla libertà di coscienza. Chiamati in causa nelle chat dei parlamentari, Di Maio e gli altri hanno preferito non rispondere alle provocazioni. Affronteranno i colleghi martedì, in una riunione che si preannuncia di fuoco. Anche perché il sondaggio in questione sarebbe stato inoltrato da Di Maio anche a diversi parlamentari. "Se il Movimento non è né di destra né di sinistra - osserva uno di loro, che promette di fare fuoco e fiamme in assemblea - che senso ha affidare le nostre scelte a un presunto elettorato di destra? Di Maio dovrà risponderne, e poco conta sentirlo dire che così metteremo in difficoltà il Pd. Noi non siamo un partito, e Di Maio, manco a dirlo, sembra partorito dalla Dc".

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