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Renzi: "Su stepchild voti l'Aula. Giusta battaglia contro utero in affitto"

09 febbraio 2016 | 19.54
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Sulla legge sulle unioni civili rimangono aperti "punti su cui si confronterà il Parlamento, a partire dalla stepchild adoption: la ratio non è consentire il via libera alle adozioni ma garantire la continuità affettiva del minore. Non è il punto principale di questa legge, almeno non lo è per me". Lo spiega il premier Matteo Renzi nella sua enews.

"Allo stesso modo credo giusto che il Parlamento si pronunci anche su questo. Ho giurato sulla Costituzione e alla Costituzione ho il dovere di rispondere - sottolinea il premier - È giusto che su questi temi si voti, dopo anni in cui si è fatto melina. Perché la politica che mette la testa sotto la sabbia, come lo struzzo, che finge di non vedere la realtà, non è una politica seria".

"Abbiamo mantenuto l'impegno di arrivare qui, a decidere dopo che per anni si è parlato di questi temi solo per avere due voti in più in campagna elettorale. Anche questo è il segno che qualcosa, in Italia, sta cambiando", osserva Renzi.

Sul tema delle unioni civili "mi sembra di poter evidenziare che due punti chiave sono ampiamente condivisi. E ne sono felice!" dice poi il premier.

"Il primo è che la stragrande maggioranza degli italiani - pare di capire anche in Parlamento - vuole un istituto che legittimi le unioni civili anche per persone dello stesso sesso. È finita la stagione in cui nascondersi: i diritti (e i doveri) sono tali solo se sono per tutti. È un passo in avanti", sottolinea Renzi.

"Il secondo è che la stragrande maggioranza degli italiani - pare di capire anche in Parlamento - condanna con forza pratiche come l'utero in affitto che rendono una donna oggetto di mercimonio - prosegue Renzi -: pensare che si possa comprare o vendere considerando la maternità o la paternità un diritto da soddisfare pagando mi sembra ingiusto. In Italia tutto ciò è vietato, ma altrove è consentito: rilanciare questa sfida culturale è una battaglia politica che non solo le donne hanno il dovere di fare".

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