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Unioni civili, Lega a sorpresa taglia emendamenti. M5S: "No al canguro". Il voto slitta

16 febbraio 2016 | 07.21
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Dai gufi ai falchi lo zoo della politica

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L'aula del Senato ha votato a favore di una sospensione dei lavori sul ddl Cirinnà, avanzata dalla senatrice Loredana De Petris di Sel. Una richiesta arrivata dopo l'annuncio dei 5 Stelle sul no al 'super canguro' Marcucci. "Riflettiamo a mente pacata", ha detto De Petris. I lavori riprenderanno domani.

A palazzo Madama si è arrivati senza l'accordo tra Pd e Lega sul ritiro degli emendamenti. Una netta riduzione che è stata invece annunciata in aula dal capogruppo del Carroccio, Gian Marco Centinaio. "Non è nostra intenzione fare ostruzionismo a questo provvedimento. Abbiamo presentato 5000 emendamenti di merito perché questo provvedimento non ci piace e lo vogliamo mandare a casa. Però lo vogliamo fare in aula non con l'ostruzionismo, ma con i nostri emendamenti. Sento colleghi che dicono dobbiamo portare avanti il 'super canguro' Marcucci contro l'ostruzionismo della Lega, io allora sfido il Pd: ecco questi sono i nostri emendamenti rimasti", ha detto Centinaio sventolando un foglio con solo il 10% dei 5000 presentati. "Ora però il Pd ritiri il 'super canguro'".

'Super canguro' che ha tenuto banco nella discussione. Il capogruppo di Ap, Renato Schifani, ha chiesto "al presidente Grasso di riunire la giunta del regolamento per valutare l'ammissibilità dell'emendamento" Marcucci.

Analogamente il capogruppo di Fi, Paolo Romani, si è rivolto così a Grasso: "Una conferenza dei capigruppo o una giunta del regolamento o la sede che ritiene più opportuna ma si affronti" la questione 'canguro' Marcucci.

Alle critiche ha replicato in aula il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda: "La vulgata è che l'emendamento Marcucci elimini la discussione, vorrei rassicurare l'aula, non è così. Con il 'canguro' voteremo comunque la legge in tutti i suoi articoli, compreso il 5, e se richiesto con voto segreto. Perché un emendamento non può cancellare un articolo di un ddl. Avremmo preferito una discussione sul merito, limitata a un massimo di due/trecento emendamenti e a un numero molto ristretto di voti segreti, 10-20-30 voti segreti".

"Il Partito democratico vuole questa legge - ha sottolineato Zanda - è una legge sui diritti, sull'estensione di importanti diritti civili, sul riconoscimento di diritti inviolabili a una minoranza di cittadini italiani". "Ma c'è anche un'altra necessità che ci riguarda in quanto senatori. Questa legge ce la chiede la Corte costituzionale e l'Ue - ha rimarcato - Mi sento a disagio a ricevere queste sollecitazioni e mi sento a disagio perché, oggi, in assenza di una legge decidono i giudici eppure legiferare è il nostro lavoro. Non dobbiamo lasciare ancora ai giudici supplenza per fare quel che noi non abbiamo fatto. È giunto il momento che in queste materie il Parlamento onori le funzioni che la Costituzione gli assegna e le eserciti con la responsabilità necessaria. E' giunto il momento che il Parlamento faccia quel che deve: il legislatore".

In aula a nome dei 5 Stelle è intervenuto Alberto Airola. "Se ci trovassimo a decidere della libertà di un popolo mediante un piccolo trucco, un artificio incostituzionale e antidemocratico come un 'canguro', io ci penserei" ha scandito l'esponente M5S. "Qui si gioca sulla pelle delle persone e quindi io mi trovo nella posizione di dover dirvi: andiamo avanti con i 500 emendamenti", quelli che restano dopo il taglio della Lega, "e facciamolo a voto palese. Io non me la sento di costringere il mio gruppo a tradire la possibilità di discutere. Ora se finirà che è colpa nostra, io me ne assumo la responsabilità, ma i cittadini sapranno come è andata".

"Dai 5 Stelle c'è un atteggiamento strumentale perché il mio emendamento serve a salvare questa legge. Ora vedremo chi la vuole e chi no - ha commentato Andrea Marcucci con i cronisti al Senato - Non ritiro il mio emendamento. Non è neanche stato proposto".

Sulla questione è intervenuto anche il Guardasigilli Andrea Orlando. "Il governo non esprime valutazioni politiche - ha premesso - Da osservatore però non posso non vedere come" il no dei 5 Stelle al 'canguro' Pd "renda ancora più impervia la strada già complicata della legge".

GRASSO: CHI LASCIA AULA PORTI CON SÉ TESSERA VOTO - Non si possono consentire "forme surrettizie di degenerazione" nelle fasi di votazione in aula a palazzo Madama e da oggi i senatori presenti che si allontanano dall'assemblea sono tenuti a portare con sé il tesserino. E' la decisione comunicata dal presidente del Senato Pietro Grasso per mettere fine alla pratica dei 'pianisti' sui generis, non quelli che votano per altri, ma quelli 'fantasma', che risultano, cioè, presenti solo perché la scheda è inserita nello scranno.

Resta impregiudicata la possibilità di essere presenti senza partecipare al voto, e quindi senza far rilevare la propria presenza ai fini del numero legale. Ma chi si allontana deve portare con sé la tessera, perché non si può lasciare "a indici di verifica aleatori la puntuale sanzionabilità di abusi o condotte elusive - ha detto Grasso - che sottraggono al principio della trasparenza e della responsabilità comportamenti palesemente impropri".

In conclusione, "i senatori che si allontanano dall'aula sono tenuti a portare con sé la propria tessera" e se la "reale presenza" del senatore non risulta, ai sensi della delibera del Consiglio di presidenza del 2011, "le tessere stesse saranno in via cautelare ritirate", ferma restando la possibilità per la presidenza, una volta accertati i fatti, "di ordinare la restituzione della tessera al senatore, nonché disporre 'che nei confronti dei senatori responsabili si applichi per la giornata in cui è avvenuto il fatto riscontrato, la detrazione della diaria'".

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