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Trieste, Dipiazza: "Sarò al ballottaggio, lì comincia la vera partita"

28 maggio 2016 | 15.48
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Roberto Dipiazza, candidato sindaco del centrodestra a Trieste
Roberto Dipiazza, candidato sindaco del centrodestra a Trieste

''Al ballottaggio credo arriveremo io e Cosolini. La vera campagna partirà lì, col confronto sui due programmi''. Roberto Dipiazza, candidato sindaco del centrodestra a Trieste, torna in campo. Dieci anni già trascorsi sulla stessa poltrona di sindaco: dopo l’era di Riccardo Illy e prima dell’arrivo del suo odierno avversario, Roberto Cosolini. In mezzo l’elezione in consiglio regionale, ''dove si fanno tante chiacchiere e pochi fatti'', e la corsa fallita alle europee. Adesso prova a riprendersi Trieste, con una campagna basata sul ricordo delle cose realizzate dalla sua precedente amministrazione e sul tentativo di far tornare a brillare l’immagine di “uomo del fare” in anni di vacche magre.

Le domande cominciano dai temi portanti e allora, riguardo alla Ferriera di Servola, Dipiazza spara subito il siluro. ''L’area a caldo va chiusa'', dice in un'intervista all'Adnkronos. La potenziale emorragia occupazionale non lo preoccupa: ''Resteranno il laminatoio a freddo e la banchina. Il nostro programma ha tre temi fondamentali: lavoro, lavoro e lavoro. Ci battiamo da anni per i 400 posti della Ferriera, ma abbiamo perso 3.700 dipendenti del commercio, che va nuovamente sviluppato: la prevista apertura di megastrutture non tutela piccoli e medi imprenditori''.

Sulla gestione dei richiedenti asilo chiede un'inversione. ''Non tutti quelli che arrivano qui scappano dalla guerra e non tutti vanno quindi aiutati. Se ci fossero risorse lo farei, ma serve una chiusura: se non totale almeno, parziale - dice - Dobbiamo pensare prima ai triestini e agli italiani. Sento di persone che faticano a sbarcare già la seconda settimana del mese: il mio impegno è per loro''.

Risorsa fondamentale sarà anche il turismo, ''che oggi Trieste si ritrova per caso: abbiamo bellezze incredibili in un raggio di trenta chilometri e dobbiamo creare sinergie, pensando ai 25 milioni di turisti di Venezia''. L’altra carta da giocare è ovviamente il rifacimento del Porto Vecchio. ''È la grande scommessa, ma non possiamo raccontare favole dicendo che avremo a disposizione un’area da 650mila metri quadri in tre o quattro anni. È arrivata finalmente la sdemanializzazione: bisogna creare spazi per grandi yacht, richiamare navi da crociera, aprire negozi legati alla nautica e ristoranti. Sarà un nuovo borgo cittadino, il cui nome verrà scelto dai cittadini con un referendum''.

Sulle riqualificazioni urbane Dipiazza pensa anche a interventi di scala minore. ''Abbiamo lavorato per dieci anni per risolvere i problemi del quartiere di Roiano: ora vogliamo realizzarvi una piazza, parcheggi e una scuola materna. Sposteremo poi con urgenza il mercato ortofrutticolo, creando una piscina terapeutica e un albergo in fondo alle Rive. Rimetteremo infine a disposizione dei cittadini l’area dell’ex Fiera di Montebello''. Lo sguardo cade quindi sulle periferie, ''che vanno curate come il centro: a Borgo San Sergio c’erano gli zingari e ora sembra un parco. Cosolini parla di riqualificare Rozzol Melara, ma lo aveva già detto nel precedente programma''. La contrapposizione è anche sulla viabilità. ''L’amministrazione uscente ha fatto il piano del traffico, noi la “Grande viabilità” da 250 milioni e le Rive cittadine. In centro realizzeremo zone ancora più vivibili, anche con piste ciclabili''. Le distanze col centrosinistra si riducono invece sull’uso del termovalorizzatore. ''Produce 5 milioni di euro all’anno di energia elettrica e dobbiamo continuare a usarlo: viva il termovalorizzatore.

Sul sistema di infrastrutture, Dipiazza non ha dubbi. ''Il commissario dell’Autorità portuale, Zeno D’Agostino, sta facendo un ottimo lavoro e il traffico ferroviario dello scalo aumenta. L’area marittima tra Fiume e Ravenna è più vicina a Suez dell’Europa settentrionale. Ci deve essere cooperazione per attrarre le navi, evitando le solite baruffe con Venezia e Capodistria''. L’aeroporto di Ronchi intanto langue. ''Deve diventare un hub importante collaborando con Venezia come ha fatto Treviso''. Poi un colpo alla presidente della Regione, Debora Serracchiani. ''È commissario per la terza corsia della A4, ma mi pare che non abbiamo fatto nulla''.

Trieste dal destino sempre sospeso fra isolamento e riscoperta della centralità in Europa. Dipiazza pensa che il ruolo di capitale d’area si costruisca attraverso la Città metropolitana. ''Ci ho creduto anni fa, ma mi sono fermato perché avremmo dovuto eliminare i sindaci del Carso e creare un unico Comune. Oggi sono però convinto che si debba inventare una nuova autonomia di questa grande città porto, che comprenda anche Monfalcone: solo così si risolvono le problematiche della Regione, dove i friulani hanno molti più consiglieri di noi''.

Trieste potrebbe così ritrovare il suo antico ruolo. ''Prima della caduta del muro eravamo il grande centro commerciale dell’Est Europa. Abbiamo imparato a vivere in pace con gli altri popoli e siamo riusciti a rimanere una grande città mitteleuropea nonostante i drammi del Novecento. Trieste può avere uno spazio importante, dialogando con Venezia, Vienna, Lubiana e Zagabria, a cominciare dagli scambi culturali. Possiamo contare sui nostri teatri, sul ripristino del Festival dell’operetta e sull’uso del Salone degli incanti per le mostre, ma negli ultimi cinque anni abbiamo avuto quattro assessori: non si è fatta cultura, nonostante il tema sia caro alla sinistra''.

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