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Amministrative: ballottaggi non 'scaldano', rischio astensione per uno su due

17 giugno 2016 | 12.30
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Amministrative: ballottaggi non 'scaldano', rischio astensione per uno su due

Il fantasma dell'astensionismo torna ad affacciarsi per il secondo turno delle amministrative, previsto per domenica prossima, dopo il boom di chi non ha votato, registrato nella prima tornata ai seggi, lo scorso 5 giugno. In quell'occasione l'affluenza finale si è attestata al 61,93%, un dato che ha registrato un calo di votanti di oltre il 5%, visto che alle precedenti amministrative erano stati il 67,42% degli aventi diritto a recarsi ai seggi. Elaborando i dati storici delle ultime elezioni amministrative, si rileva come al secondo turno sempre meno elettori si siano lasciati 'coinvolgere' dalla corsa alle urne.

Al ballottaggio, infatti, sono tagliati fuori molti degli elettori del primo turno, 'orfani' del candidato di riferimento; senza contare che il voto cade questa volta quasi a fine giugno, alla vigilia dell'estate. Per il turno di domenica prossima, al voto, nelle sei maggiori città al ballottaggio, Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Trieste, sono complessivamente 5.339.781 gli elettori chiamati al voto, oltre il 62% degli 8.610.142 italiani interessati dal secondo turno.

Tra queste città, nel precedente turno amministrativo datato 2011 (tranne per Roma dove si è votato nel 2013), quattro hanno affrontato il ballottaggio, registrando al secondo turno un incremento dell'astensionismo, complessivamente - tra Roma, Milano, Napoli e Trieste - pari a 7,8 punti percentuali (con picco negativo a Napoli: -17,7% e più lieve a Milano: -0,3%). A Torino e Bologna, Fassino e Merola erano invece stati eletti al primo turno.

Grandi città già al primo turno con astensionismo alle stelle

Già nel primo turno, nelle grandi città chiamate al ballottaggio, si è registrato un forte calo di votanti, con l'eccezione di Roma, dove si è passati da un'affluenza pari al 79,4% alle elezioni comunali del 2001 (primo turno) al 52,8% di votanti nel 2013 (con una differenza del tasso di partecipazione al voto pari a -26,6%), per arrivare al 56,2% dell'ultimo dato rilevato domenica 5 giugno, in controtendenza (+3,4%), rispetto al calo delle ultime tre tornate amministrative.

A Milano la crescita dell'astensionismo si misura in 26,2 punti percentuali in meno di votanti (sono scesi dall'82,3% del 2001 al 67,6% del 2011, al 56,09 del 2016). A Napoli si passa dal 68,2% (2001) al 60,3% (2011), all'ultimo 56,38%, cioè 11,8 punti percentuali in meno in 15 anni. A Torino c’è stato un crollo dall’82,6% al 66,5% tra il 2001 e il 2011, all'ultimo dato che si ferma a quota 56,27%, con una differenza di votanti pari a -26,4%.

A Bologna, nel 2004, i votanti erano stati l’81,8%, ridotti al 71,4% nel 2011 (con un astensionismo cresciuto di 10,4 punti percentuali), mentre al netto del voto del primo turno di domenica 5 giugno (55,71%) si è arrivati a -36,1%. E a Trieste dal 64,2% al 56,7%, fino all'ultimo 53,4%, con il 10,5% di votanti in meno nel periodo 2001-2016.

Astensione inarrestabile, fuga dalle urne: affluenza in calo del 5%

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