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Riforme: oggi il libro "Perché No" di Travaglio e Truzzi

07 luglio 2016 | 21.31
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Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano
Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano

E' uscito oggi in edicola, insieme al Fatto, e nelle librerie, il nuovo libro di Marco Travaglio, direttore del quotidiano, e della giornalista Silvia Truzzi, "Perché No - Tutto quello che bisogna sapere sul Referenzum d’autunno contro la riforma Boschi-Verdini", delle edizioni Paper First (pagg. 204, 12 euro).

Si tratta di una guida ragionata al referendum costituzionale d'autunno, con la storia dei padri "costituenti e ricostituenti", la controriforma "tradotta in italiano", le "bugie e i voltafaccia di chi dice Sì", i consiglieri regionali e i sindaci "inquisiti o imputati che potranno andare in Senato con l’immunità", le proposte alternative "per una buona riforma", i modelli stranieri e le ragioni del No.

Sono in tutto 35 i punti a favore del No -a detta dei due giornalisti- tra cui: i risparmi "irrisori per il nuovo Senato; i parlamentari saranno in buona parte nominati dalla casta e i senatori scelti dai Consigli regionali e dal Capo dello Stato; il premio di maggioranza alla Camera è abnorme rispetto al partito più votato; alla Camera ogni capolista bloccato potrà candidarsi in 10 circoscrizioni come specchietto per le allodole; il premier avrà uno strapotere incontrastato e incontrastabile: come 'capo' del primo partito diventerà padrone del governo e del Parlamento. Potrà scegliersi il presidente della Repubblica, ma anche i membri della Consulta e del Csm di nomina parlamentare, i componenti delle Autorità 'indipendenti', l’amministratore delegato e il Cda della Rai. E cambiare la Costituzione a suo piacimento".

Una riforma che delinea un premierato forte, anzi fortissimo

Nel nuovo Parlamento -scrivono Travaglio e Truzzi- il premier "non si ritroverà di fronte alcun contropotere. Nessun controllo 'esterno' di bilanciamento e nessun controllo 'interno': i diritti delle minoranze parlamentari non sono codificati esplicitamente. La 'riforma' regala l’immunità parlamentare a 100 incaricati, senza averne il diritto".

Mentre nasce il cosiddetto "Senato delle Autonomie e dei Territori", le autonomie territoriali "scompaiono. Le Regioni ordinarie conteranno molto meno, mentre le 5 a statuto speciale (spesso folli centri di spesa e spreco) saranno più forti di prima". La 'riforma' in realtà "non abolisce il bicameralismo: continueremo ad avere una Camera e un Senato che si rimpalleranno le leggi col classico sistema bicamerale… Sono ben 22 le categorie di norme che restano bicamerali".

Non si accorciano i tempi, in media molto brevi, dell’iter legislativo, "che al contrario si complica e allunga. I possibili procedimenti legislativi, che oggi sono soltanto 2 (quello ordinario e quello costituzionale) diventerebbero addirittura 10. I senatori part-time divideranno il loro lavoro settimanale tra alcuni giorni dedicati alle funzioni legislative e altri riservati agli impegni nei Comuni o Regioni. Il presidente della Repubblica sarà quasi sempre eletto dalla settima votazione in poi, quando il quorum iniziale si abbassa: lì saranno sufficienti i 3/5 dei partecipanti al voto". Se, infine, oggi per presentare una legge di iniziativa popolare bastano 50mila firme, in futuro "ne occorreranno 150 mila (il triplo). Idem per i referendum abrogativi: le firme da raccogliere salgono da 500mila a 800 mila".

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