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L'Accademia della Crusca boccia 'home restaurant' in legge italiana

20 gennaio 2017 | 16.15
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"Home restaurant"? Meglio ristorante domestico. La cucina italiana a corto di ingredienti linguistici? L'Accademia della Crusca non lo crede e boccia l'inserimento del termine inglese in una legge italiana, invitando il Senato a rimediare alla "sorprendente" scelta linguistica fatta dalla Camera dei Deputati.

La Crusca interviene tramite il gruppo Incipit che si batte contro le parole straniere 'inutili', costituito da Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Luca Serianni, Annamaria Testa.

In un comunicato, i linguisti ricordano che il 17 gennaio scorso la Camera ha approvato "la proposta di legge C. 3258 che disciplina l'attività di ristorazione in abitazione privata". Per l'Accademia della Crusca è "tuttavia sorprendente che per definire tale attività il legislatore italiano debba ricorrere all'anglismo 'home restaurant' (art. 2), quasi che l'arte culinaria casalinga del nostro Paese abbia origini oltre Manica e la lingua italiana non disponga di un termine per designare ciò che si potrebbe senz'altro denominare 'ristorante domestico'".

Peraltro, il termine "ristorante domestico", spiegano i linguisti della Crusca, "risulta non solo immediatamente comprensibile per tutti, ma riunisce semanticamente tutti gli elementi della definizione che il testo di legge fornisce dell’attività in questione".

Il gruppo Incipit, "che si adopera per una migliore coscienza linguistica e civile", invita "pertanto i membri del Senato, ora investito dell’esame del testo di legge, a valutare criticamente l'opportunità di introdurre nella legislazione un termine straniero che, oltre a non apportare alcuna chiarezza supplementare, pare in netto contrasto con gli obiettivi della normativa".

Gli accademici della Crusca ricordano a tal proposito che "l'intento dichiarato del disposto è di garantire la trasparenza, la tutela dei consumatori e la leale concorrenza nell’ambito dell’economia della condivisione, ma anche di valorizzare la cultura del cibo tradizionale di qualità (art. 1)".

Nei mesi scorsi il gruppo Incipit dell'Accademia della Crusca ha già avanzato una serie di proposte di sostituzione di parole inglesi considerate "inutili" con termini italiani più chiari e comprensibili da tutti. Tra di esse figurano le proposte di bandire "hot spot" per sostituirlo con "centro di identificazione", "voluntary disclosure" con "collaborazione volontaria", "mmart working" con "lavoro agile", "bail in" con "salvataggio interno", "bail out" con "salvataggio esterno", "stepchild adoption" con "adozione del figlio del partner" e "whistleblower" con "allertatore civico".

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