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Legge elettorale, Grasso: "L'intesa deve esserci, il Parlamento si pronunci"

26 gennaio 2017 | 15.45
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(Fotogramma)
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L'intesa tra i partiti sulla legge elettorale non solo "è possibile" ma "deve esserci". Lo afferma il presidente del Senato Pietro Grasso, incontrando i giornalisti a palazzo Madama. "Il Parlamento certamente si deve pronunciare. Possono essere modifiche di breve termine, o possono richiedere più tempo, ma comunque - prosegue - sono convinto che ci debba essere un testo parlamentare su cui le parti, i gruppi, i partiti devono concordare".

L'armonizzazione delle leggi elettorali per Camera e Senato, auspicata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, "è - per Grasso - funzionale a che si raggiunga una maggioranza in una Camera e nell'altra che sia armonica, una maggioranza che possa garantire la governabilità. Incide sulla governabilità e quindi è un valore che è stato ritenuto, da tutti, anche dal Presidente della Repubblica, da difendere a tutti i costi".

"Sui tempi" della nuova legge elettorale "so una cosa in base alla mia breve esperienza politica: quando c'è la volontà politica i tempi si abbattono, se non c'è è chiaro che si allungano", ha sottolineato Grasso.

E' necessario attendere le motivazioni della decisione della Corte Costituzionale? "Si può lavorare su quello che si è già in grado di percepire. Naturalmente - ha aggiunto - quando arriveranno le motivazioni sarà tutto più chiaro".

Sui sistemi elettorali di Senato e Camera, ha detto poi Grasso, "sappiamo quello che è rimasto dagli interventi della Corte Costituzionale sulle due leggi elettorali: per il Senato, il Porcellum ribattezzato Consultellum; per la Camera, l'Italicum con i tagli e le parziali pronunce di incostituzionalità. Questo comporta che ci sono parecchie differenze tra le due leggi elettorali di cui bisogna prendere atto anche se per definizione uno Stato non può restare senza legge elettorale".

"C'è - ha ricordato - un premio per la lista alla Camera, al Senato ci sono le coalizioni. Le soglie di sbarramento sono diverse: il 3% alla Camera, l'8% al Senato e però può ridursi in caso di coalizione se si supera il 20%, quindi in condizioni diverse. E poi, le preferenze di genere: alla Camera la doppia preferenza, al Senato la preferenza unica. Infine: i capilista nominati alla Camera non sono previsti per il Senato" e poi le pluricandidature con sorteggio alla Camera.

Insomma, per la seconda carica dello Stato "bisogna sedersi attorno a un tavolo, trovare le soluzioni che la politica dovrà mettere insieme per ridurre tutte le differenze che determinano la probabilità di maggioranze non uguali, non omogenee. Il Parlamento, i gruppi, i partiti devono fare in modo di superare le differenze: si può fare in un giorno, in una settimana, nel tempo necessario" per trovare una condivisione.

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