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Pd, Renzi: "Ho creato mio sistema di potere? Accuse ridicole"

10 marzo 2017 | 09.08
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(Fotogramma)
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"Non sono d'accordo con la separazione dei ruoli tra segretario e premier. Una simile scelta toglierebbe molta forza proprio al premier". Lo dice Matteo Renzi, in un'intervista a 'La Stampa'. "Quando ho combattuto in Europa per ottenere maggiori margini di flessibilità per il nostro Paese, ho vinto - spiega - non perché ero il presidente del Consiglio italiano, o almeno non solo per quello: ce l’abbiamo fatta perché ero il leader del maggior partito nella famiglia socialista, col 40% ottenuto alle Europee".

"L’esperienza della Merkel e di Rajoy - insiste l'ex premier - racconta questo. E non vorrei che questa discussione si fondasse su un presupposto sbagliato: che il mio temporaneo indebolimento mi abbia tolto grinta ed energia. Vede, io posso accettare critiche e obiezioni al lavoro svolto da premier: ma non una destrutturazione di quel che abbiamo fatto ed un tratto di matita su me ed il mio nome. Si poteva fare meglio, certo. Lo penso anch’io, ma ora è il momento di ripartire: e io sono pronto, un uomo si giudica anche dal modo in cui porta le sue cicatrici".

"La mia forza e la mia debolezza - continua Renzi - sono state lo star fuori da certi ambienti della Roma politico-burocratica: vogliono farmela pagare per i padrini che non ho e non ho mai avuto".

"Mi viene da ridere - e poi da arrabbiarmi - quando mi accusano di aver messo su un sistema di potere. Ridicolo. Quattro o cinque toscani quarantenni o giù di lì: questo - si chiede l'ex premier - sarebbe il mio sistema di potere? Non male come accusa: soprattutto in un Paese che ha vissuto per vent'anni il clamoroso conflitto d’interessi di Berlusconi e galleggia tutt’oggi su intrecci tra banche ed editoria, credito e politica capaci di fare il bello e il cattivo tempo".

"Noi del Giglio magico siamo fuori dai consolidati blocchi di potere. Capisco che possa non piacere, ma dovranno farci l’abitudine". In ogni caso, conclude Renzi, "io non vedo complotti, non ci credo: né a quelli dei magistrati né a quelli dei miei avversari politici".

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