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Pd, Orlando marca opposizione a Renzi: "A Berlusconi preferisco Bersani"

07 maggio 2017 | 13.10
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Pd, Orlando marca opposizione a Renzi:

Matteo Renzi quando li cita parla di quelli che hanno scelto la scissione. Andrea Orlando invece fa nomi e cognomi. Cita Pier Luigi Bersani e della platea dell'assemblea Pd partono i 'buu'. Il Guardasigilli marca l'opposizione al neo segretario Renzi. I numeri sono quelli che sono, ma il ministro tiene il punto sui temi che hanno contraddistinto la sua candidatura a segretario.

Primo tra tutti, la costruzione di un centrosinistra largo. E qui arriva la citazione di Bersani e il punto su cui le distanze sono maggiori con il segretario. "Chi ha fatto la scissione ha fatto un errore drammatico, come per tutte le scissioni. Ma tra Berlusconi e Bersani, continuo a preferire Bersani. Anche se non a tutti i costi. Serve costruire il centrosinistra. Ma a quei signori bisogna anche spiegare che il centrosinistra senza il Pd non può esistere", dice Orlando.

Quindi, il capitolo legge elettorale. A prescindere dai sistemi e dalle alleanze, Orlando contesta a Renzi la sua impostazione ovvero che l'onore della proposta spetterebbe agli altri, in particolare a chi ha sostenuto il No al referendum. "Non sono persuaso dalla prospettiva di Renzi: che siccome siamo finiti nella palude, a tenerci fuori dovrebbero essere quelli che ci hanno portato dentro nella palude". E ancora: "Non mi rassegno all’idea che il nostro destino sia un’infinita sequenza di larghe intese. Non le demonizzo, ma vedo una sola strada: quella di una legge di cui noi assumiamo l’iniziativa".

Centrosinistra unito, dunque. E poi i temi: il lavoro, l'uguaglianza, la lotta alla povertà. Un lessico più tradizionalmente di sinistra rispetto alle parole d'ordine di Renzi che insieme al lavoro mette 'casa' e mamme'. E anche il lavoro viene declinato in modo diverso visto che Orlando chiede di rivedere il Job Act.

"C’è uno scandalo di cui non parla nessuno: la diseguaglianza. Dopo la crisi, il 25 per cento della ricchezza del Paese si è concentrato nell’1 per cento degli italiani". Poi chiede un tagliando sul jobs act e su altri provvedimenti. "Possiamo discuterne o siamo nell’ambito della sacralità?", sottolinea Orlando.

Un primo atto formale di distinzione dell'area doveva essere il voto contrario alla riconferma di Matteo Orfini alla presidenza del partito. Tuttavia al momento de voto, per motivi di gestione della cosa viene riferito, la componente si è mossa in ordine sparso con 18 no a Orfini e 60 astenuti su 212 delegati.

Se Orlando ha marcato l'opposizione a Renzi, più morbida la posizione di Michele Emiliano: "Io cerco di essere coerente e leale con me stesso e con chi ha sostenuto una mozione quasi da incoscienti. Non voglio essere il bastian contrario, ma voglio che il segretario sia capace di ottenere risultati. Un nuovo fallimento, Matteo, sarebbe gravissimo".

E poi l'invito a Renzi a smettere i panni dell'uomo forte: "Le persone che hanno una certa sensibilità e anche una certa età possono vedere la sofferenza e tu, Matteo, hai detto di aver sentito il sostegno di questa comunità nel momento in cui eri più ammaccato. Ecco, non nascondere la sofferenza, perché il Paese non ha bisogno e non vuole superuomini al comando".

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