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Banche venete, "testo da limare"

24 giugno 2017 | 20.02
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Sarà convocato con molta probabilità domani in mattinata il Cdm per approvare il decreto sul salvataggio delle banche venete. Lo si apprende da fonti di governo.

Le stesse fonti, premettendo che non c'era una convocazione per oggi del Consiglio dei ministri, sottolineano che si tratta solo di definire il lavoro di limatura del testo del provvedimento e che l'impegno per l'approvazione del decreto entro il fine settimana verrà rispettato.

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E' piuttosto stretto il percorso a slalom tra comunicazioni, direttive e norme europee che Governo e tecnici del Tesoro possono utilizzare per portare avanti l'operazione sulle banche venete senza incorrere in una violazione della normativa comunitaria sugli aiuti di Stato. L'Esecutivo, in queste ore, sta infatti mettendo a punto un decreto in cui sarà stabilita la liquidazione coatta amministrativa di Bpvi e Veneto banca, secondo la normativa nazionale, ma attraverso il ricorso a risorse pubbliche, che serviranno a finanziare una 'bad bank', dove confluiranno crediti deteriorati, e consentiranno a Intesa SanPaolo di comprare la parte 'buona' degli istituti.

Un'operazione senza precedenti, che si distingue dal salvataggio delle quattro banche ponte Etruria, Marche, Carife e CariChieti - pagato dal fondo di risoluzione - e da quella del Santander su Banco Popular - pagato da un istituto privato - in quanto carica lo Stato di tutti i maggiori rischi.

Con l'entrata in vigore della Direttiva sul Bail in, dal 2016, in caso di crisi bancaria la condivisione degli oneri da parte di chi ha investito nella banca è diventata fondamentale. Se verranno confermate le indiscrezioni, nel caso delle due venete, questa condizione potrebbe essere garantita con l'azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, salvando obbligazionisti senior e depositanti oltre i 100mila euro.

Tra le norme che possono 'avallare' il disegno c'è, ad esempio, la 'Comunicazione della Commissione' relativa all'applicazione, dal 1 agosto 2013, delle norme in materia di aiuti di Stato alle misure di sostegno alle banche nel contesto della crisi finanziaria. Gli articoli della 'Comunicazione' citano la "stabilità finanziaria" come obiettivo generale della Commissione, che può in sostanza accettare, se esiste un rischio sistemico, di derogare in parte alla normativa che vieta gli aiuti di Stato. La sezione dedicata agli 'aiuti' alla liquidazione, a partire dall'art. 65, può fare al caso del Governo.

L'art. 65 dice appunto che "gli Stati membri dovrebbero incoraggiare l'uscita dal mercato di operatori non efficienti, consentendo nel contempo che il processo di uscita abbia luogo in maniera ordinata in modo da tutelare la stabilità finanziaria. L'ipotesi della liquidazione ordinata di un ente creditizio in difficoltà dovrebbe sempre essere presa in considerazione qualora l'ente non possa ripristinare in modo credibile la redditività a lungo termine".

La Commissione riconosce che "a causa delle specificità degli enti creditizi e in assenza di meccanismi che consentano la risoluzione degli enti creditizi senza minacciare la stabilità finanziaria, potrebbe non essere possibile procedere alla liquidazione di un ente creditizio secondo le procedure di insolvenza ordinarie. Per questo motivo, le misure statali volte a sostenere la liquidazione di enti creditizi in dissesto possono essere considerate aiuti compatibili".

L'obiettivo della liquidazione ordinata deve essere "la cessazione delle attività in difficoltà dell'ente creditizio entro un periodo di tempo limitato. Liquidazione deve inoltre essere finalizzata il più possibile alla vendita di rami dell'attività o di attivi mediante un processo concorrenziale". Da qui, l'asta che ha permesso a Intesa Sp di lanciare la sua offerta, a un prezzo simbolico su cui fino a ieri, secondo indiscrezioni, si stava ancora trattando.

Nei loro comunicati, i cda di Veneto Banca e Popolare di Vicenza fanno riferimento ad altri regolamenti che serviranno a varare il decreto e aiutano a capire la cornice normativa delle decisioni che saranno prese. Pop Vicenza, ad esempio, cita un articolo del Decreto legislativo 180/2015, quello che ha attuato la direttiva europea sul bail in. In questo caso, si definiscono le caratteristiche di una banca in dissesto o a rischio dissesto, per la quale è anche prevista "l'erogazione di un sostengo finanziario pubblico straordinario".

Nel comunicato di Veneto Banca è citato il Regolamento europeo 806/2014 che fissa norme uniformi per la risoluzione degli enti creditizi. Il Fondo di Risoluzione Unico, che è finanziato "mediante contributi versati dalle banche a livello nazionale" è lo strumento indicato per agire in stati di crisi.

Tuttavia, "quando l'azione di risoluzione comporta la concessione di un aiuto di Stato o di un aiuto del Fondo, una decisione di risoluzione può essere adottata dopo che la Commissione abbia emanato una decisione positiva o condizionale riguardo alla compatibilità del ricorso a tale aiuto con il mercato interno. La decisione della Commissione sull'aiuto del Fondo può - si legge - imporre condizioni, impegni o obbligazioni nei confronti del beneficiario", tra cui, appunto, gli obblighi di ripartizione degli oneri tra creditori.

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