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"Nostro avversario non è chi se ne è andato", Renzi apre a sinistra

06 ottobre 2017 | 15.49
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(Fotogramma)
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Addio ufficiale alla vocazione maggioritaria. Nel decimo compleanno del Pd, Matteo Renzi rompe gli ormeggi con il Partito democratico degli esordi. "Il tempo del Pd è il futuro, non il passato", dice il segretario nella prima Direzione post vacanze che, votando all'unanimità la sua relazione, 'benedice' il Rosatellum bis e avvia il 'count down' per le urne.

"Siamo al rush finale, il tempo delle elezioni si calcola in settimane e per questo ora è il tempo della responsabilità", premette il segretario con Paolo Gentiloni seduto al suo fianco al tavolo della presidenza. Renzi tratteggia un quadro europeo in cui la politica è in affanno ovunque: in Spagna e in Gran Bretagna, mentre la Germania "fino a Natale sarà senza governo". Da qui l'appello del leader dem alla Direzione: "Serve una forza tranquilla, responsabilità e forza della politica". Una forza capace di "bloccare i populismi".

I primi due 'pilastri' della sua strategia, Renzi li costruisce rivolgendosi all'interno del Pd: "Chi alimenta polemiche con i compagni di partito sbaglia. Dobbiamo giocare tutti insieme, chi non gioca con la squadra fa fare gol agli avversari: non rinunciamo al confronto interno ma da qui a inserire Tafazzi nel nostro Pantheon ce ne passa". Un appello che coglie nel segno, perchè poco dopo Andrea Orlando si sovrappone al segretario: "Il Pd deve rivendicare la dimensione di forza tranquilla, ma anche accentuare un tratto di forza solidale".

Ma è la legge elettorale il passaggio chiave della relazione di Renzi, quello che fa fischiare le orecchie a Pisapia, ai promotori dei vari progetti elettorali di cui si parla in questi giorni (la lista dei sindaci animata da Michele Emiliano o Forza Europa di Della Vedova e Calenda) fino ai vecchi compagni di strada: "Il Rosatellum è un passo in avanti oggettivo", è l'argomento del segretario. Perché "chiama la creazione di una coalizione" e se "il Pd è il baricentro", prosegue, "con il Rosatellum serve una coalizione più ampia".

Il leader dem mette il sigillo sulla sua linea: "I nostri avversari non sono quelli che se ne sono andati via da qui". A parte una piccola punzecchiatura a Bersani e sulla Var, unico mezzo capace di rivelare i "cambi di idea di alcuni nostri amici" sulla legge elettorale, è il solo riferimento a Mdp. L'assist di Renzi, però, è colto al volo da Orlando che promuovendo il Rosatellum chiede di non lasciar cadere la palla: "Bisogna lanciare un appello a Mdp a battere un colpo".

Ma, come testimonia il voto unanime, Renzi mette d'accordo tutte le anime del partito. Silenzioso, Dario Franceschini annuisce mentre parla il segretario. A chi glielo chiede, il ministro della Cultura rimanda al suo intervento alla Direzione di luglio, dove in verità fu bersaglio di qualche critica, in cui parlava proprio di coalizioni con il Pd baricentro: "E' naturale essere d'accordo con la relazione di Renzi". E proprio con Franceschini, Renzi ha riaperto di recente un canale dopo le freddezze degli ultimi mesi, così come ha fatto con Veltroni (chiamato a festeggiare i 10 anni del Pd) e anche con Romano Prodi

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