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Pd: "Responsabilità di Bankitalia su Etruria"

30 novembre 2017 | 16.22
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"La verità, prima o poi, viene a galla". E' stato Andrea Marcucci il primo a uscire allo scoperto. Gli ultimi risvolti dell'inchiesta della Commissione parlamentare sulle banche hanno fatto sussultare i renziani, che hanno seguito con attenzione l'audizione di oggi del procuratore della Repubblica di Arezzo, Roberto Rossi.

Il senatore del Pd, su Twitter, ha scritto: "Alla fine anche su Banca #Etruria stanno emergendo chiaramente le responsabilità di #Bankitalia. La verità, prima o poi, viene a galla". Nello stesso momento, Matteo Renzi era sul treno del Pd in giro per il Piemonte, per l'occasione con Maria Elena Boschi.

Il segretario del Pd non parla, attende gli sviluppi. Domani, quando farà il punto finale sul viaggio del treno 'Destinazione Italia', ha promesso di tornare su questo tema. Per adesso, si è limitato ad una espressione molto esplicita a chi lo ha aggiornato sui lavori della commissione. "Sta emergendo una responsabilità di Bankitalia, come già sulle Venete -spiegano fonti del Nazareno vicine al leader dem-. Quello che sta uscendo ha dell’incredibile, dell’inenarrabile, emerge che Bankitalia non ha vigilato per nulla".

"Oggi inizia a sgretolarsi il castello di strumentalizzazioni con cui in questi mesi è stata raccontata la vicenda di Banca Etruria. Ed iniziano ad emergere le vere responsabilità, a cominciare da quelle di Banca d'Italia, sia nella mancata vigilanza sia nell'immaginare di riorganizzare parte del sistema intorno alla Popolare di Vicenza, le cui difficoltà pure erano abbastanza evidenti già allora", dice intanto il presidente Pd, Matteo Orfini.

BANKITALIA - Banca d’Italia "non ha mai sostenuto il matrimonio con popolare di Vicenza". E' quanto evidenziano fonti di via Nazionale, in riferimento all'audizione di oggi del Procuratore di Arezzo Roberto Rossi in Commissione di inchiesta. Dopo le ispezioni del 2013, e le irregolarità emerse, si spiega, Bankitalia "ha chiesto ad Etruria di adottare una serie di misure correttive e di ricercare l’aggregazione con un partner di elevato standing". La scelta del partner "è stata rimessa all’autonoma valutazione degli organi aziendali". E, si puntualizza, "non poteva che essere cosi, perché nell’ambito dell’autonomia imprenditoriale che caratterizza qualsiasi banca, la scelta del partner è di competenza della banca stessa".

In linea con ciò, l’ipotesi di aggregazione "è stata avanzata autonomamente da Vicenza nel 2014". Il negoziato tra le due banche, ricordano le stesse fonti, "non è andato a buon fine perché non si sono messe d’accordo e quindi non è stata avanzata alcuna richiesta di aggregazione".

Bankitalia, quindi, "ha contestato ad Etruria non la mancata aggregazione con Vicenza ma il fatto che l’unica proposta di aggregazione ricevuta, che era proprio quella di Vicenza, non fosse stata portata a conoscenza dell’Assemblea, unico organismo cui spettava la decisione". Si trattava, si osserva, di "un comportamento sintomatico di un impegno del tutto inadeguato nell’affrontare le difficoltà segnalate dalla Vigilanza, riconducibile all’esigenza di preservare a qualsiasi costo radicamento territoriale e autonomia della banca". Banca Etruria, dunque, "fu commissariata non perché non si fece acquisire da Vicenza, ma in quanto sono state rilevate gravi perdite patrimoniali (tali da portare il patrimonio significativamente al di sotto dei minimi regolamentari) e irregolarità".

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