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Prodi: "Pisapia ha capito che non era cosa"

07 dicembre 2017 | 14.28
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(Fotogramma)
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Quella di Giuliano Pisapia "non è stata una defezione perché Pisapia non aveva deciso. Ha studiato il campo e poi ha concluso che non era cosa". Così Romano Prodi, intervistato questa mattina da Virman Cusenza, a 'Più libri Più Liberi' a Roma.

"Non è che Pisapia era il leader di una coalizione e si è dimesso. Ha esplorato ma non ha trovato in sé stesso o nel gruppo di riferimento una motivazione sufficiente ad andare avanti. Mi dispiace", ha detto il Professore.

"Il tentativo mio e di Fassino di incollare la situazione non ha funzionato - ha poi spiegato Prodi - Ma il processo va avanti, si tenterà di nuovo perché è un processo importante e utile al Paese".

"Qui - ha proseguito il Professore sul centrosinistra - il problema è che bisognerebbe ricominciare daccapo. Quando sono entrato in politica c'era un disegno molto preciso delle forze da mettere insieme e sui contenuti".

"Poi, il Paese brucia tutto e critica le 400 pagine di programma. Dopodiché arriva il programma di 140 caratteri e non è che sia più soddisfacente di quello che c'era prima - ha osservato Prodi - Un programma politico può essere anche di 6 volumi, poi si mettono in fila le cose importanti da fare, ma quando c'è una coalizione ampia è chiaro che uno deve scrivere anche dettagli di poca importanza. Non è il senso del ridicolo che guida questo, ma il realismo".

"Ma perché i tedeschi ci mettono 6 mesi a fare un programma di governo? Mica non sanno leggere e scrivere... ma cos'è questa superficialità? Se dovete mettere insieme delle tessere complicate, bisogna pur mettere insieme tante cose", ha concluso Prodi.

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