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"Ricorso inammissibile", via libera al Rosatellum

31 gennaio 2018 | 10.41
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(Foto Fotogramma)
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Il Tribunale civile di Firenze, con un'ordinanza del giudice Giuseppina Guttadauro, ha giudicato "inammissibile" il ricorso presentato dal deputato toscano Massimo Artini, ex M5S passato nel gruppo Alternativa Libera, contro il Rosatellum bis, la nuova legge elettorale con cui si andrà a votare il prossimo 4 marzo. Il ricorso del parlamentare è stato respinto per mancanza dei requisiti di "urgenza e di strumentalità cautelare".

L'ordinanza del giudice del Tribunale di Firenze è la prima in Italia su un ricorso presentato contro il Rosatellum. Il giudice Guttadauro ha tenuto l'udienza sul ricorso di Artini, che è assistito dall'avvocato Paolo Colasante di Roma, lo scorso 17 gennaio, mentre la Presidenza del Consiglio dei Ministri era rappresentata in giudizio dall'avvocato dello Stato Stefano Pizzorno. Artini, che agiva non come parlamentare ma come elettore che vuole tutelare il suo voto, aveva l'obiettivo di un intervento della Corte Costituzionale, opzione che rientrava tra le possibilità di decisione del giudice.

Oltre quello di Firenze sono altri due i ricorsi promossi in Italia contro il Rosatellum. Per uno è già fissata udienza al Tribunale de L'Aquila per la giornata di oggi, per un terzo è attesa la fissazione della data al Tribunale civile di Roma. Il ricorso respinto a Firenze, firmato dall'avvocato Paolo Colasante, era stato presentato il 20 dicembre scorso, prima dello scioglimento delle Camere, rilevando che "l'imminente celebrazione delle prossime elezioni politiche con le caratteristiche del procedimento d'urgenza fonda il procedimento d'urgenza ex art. 700 del codice di procedura civile". Pertanto l'avvocato Colasante chiedeva al giudice di Firenze di ammettere il ricorso per tutelare il diritto di voto "minacciato da un pregiudizio imminente e irreparabile", ossia le elezioni politiche del 4 marzo di cui la nuova legge elettorale rischia di comprimere la portata del diritto di voto, e sottolineava la necessità dell'intervento della Corte Costituzionale.

Tra le censure e presunte illegittimità del Rosatellum evidenziate nel ricorso di Artini si mettevano in evidenza, tra l'altro, l'illegittima previsione delle soglie di sbarramento per la quota proporzionale; le criticità nell'applicazione delle medesime soglie di sbarramento; l'illegittimità della contestuale candidatura in un collegio e in uno più collegi plurinominali; l'illegittimità della proclamazione del deputato eletto in più collegi plurinominali in quello in cui abbia ottenuto la minore cifra elettorale; l'illegittimità delle liste bloccate anche in virtù delle pluricandidature; la previsione di una sola scheda elettorale e senza voto disgiunto.

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