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Pd, le grandi manovre

11 marzo 2018 | 11.48
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Il Pd va alla conta. Dopo la pesante sconfitta alle elezioni politiche, le dimissioni 'congelate' di Matteo Renzi, l'iscrizione al partito del ministro Carlo Calenda, e le accese discussioni su un'eventuale alleanza con il Movimento Cinque Stelle, il Partito Democratico si appresta ad iniziare una fase nuova ed incerta. All'ordine del giorno della Direzione in programma domani pomeriggio c'è l'addio ufficiale del segretario Matteo Renzi che lascerà un posto vuoto difficile da riempire. Sarà il suo vice, Maurizio Martina, a prendere le redini del partito, almeno fino all'assemblea nazionale di metà aprile. Tuttavia le scadenze dell'avvio di legislatura incombono, richiedendo il ritorno di un Pd quanto più unito e stabile possibile, capace di affrontare al meglio le delicate sfide future.

Un'esigenza sentita soprattutto da orlandiani e franceschiniani, che chiedono "una gestione collegiale e unitaria" per condurre il Pd non solo verso il congresso ma anche nei prossimi delicati passaggi istituzionali. Una linea ribadita ieri, a l'Intervista su Sky, da Sergio Chiamparino, secondo cui la "priorità, in questa fase, è uscire da direzione di lunedì con una guida collegiale e unitaria del partito, con l'impegno a far decidere la base, se si presentassero nodi di fondo, sul modello di quanto fatto dalla Spd". In merito ad una sua eventuale candidatura alla segreteria del partito, invece, il presidente della Regione Piemonte, sostiene: "Io non mi candido a fare il numero uno, ho incarico istituzionale, ma se serve una mano la posso dare in questa fase".

Intanto iniziano i circolare i primi nomi sul post-Renzi dopo che il segretario uscente ha fatto sapere che non si ricandiderà. Forte più che mai appare Nicola Zingaretti, riconfermato alla presidenza della Regione Lazio, che si è detto pronto a correre alle primarie del Pd. Anche Michele Emiliano non chiude alla possibilità di una sua ricandidatura alle primarie dem. "Non è ancora cominciata la procedura di lancio del congresso. Vediamo", ha commentato il presidente della Regione Puglia. Sull'opportunità che Zingaretti possa candidarsi a guidare il Pd, invece, ha sottolineato che "se è necessario, perché non ci sono altre possibilità, tutti sono candidabili". D'altra parte abbiamo avuto un segretario - premier, sarà più facile ancora fare un segretario-presidente di Regione. Anche perché, "se dicessi il contrario, mi escluderei dal novero dei candidati".

Nella rosa dei candidati papabili per il Nazareno ci sarebbero anche il ministro per le Infrastrutture, Graziano Delrio, fedelissimo di Renzi, ed il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda - iscrittosi appena qualche giorno fa al Partito Democratico con l'obiettivo, a suo dire, di "risollevarlo" - sebbene lui stesso abbia accantonato l'ipotesi di una sua candidatura. "Non mi candido a fare il segretario del Pd, chi arriva da tre giorni in un partito e dice di voler fare il segretario è un buffone", ha spiegato Calenda agli iscritti del Circolo Pd Roma centro. "Chiunque eleggeranno sarà meglio di me perché conosce meglio di me il partito - ha sostenuto il ministro dello Sviluppo -. Perché il dato è che non ci sarà più la persona decisiva ma una riscossa di tutti, o non ci sarà riscossa".

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