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La tregua

13 marzo 2018 | 08.59
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Non è stata una resa dei conti, quanto un passaggio di consegne. Celebrato senza Matteo Renzi, il grande assente, da ieri ex segretario del Pd. La Direzione dem, iniziata con la lettura della lettera d'addio di Renzi, ha inaugurato ieri la 'reggenza' del vicepresidente Maurizio Martina, cha ha assunto le redini del partito, parlando subito con chiarezza. "Alle forze che hanno vinto diciamo una cosa sola: ora non avete più alibi" ha scandito.

Nel suo intervento, Martina ha rimarcato subito l'intenzione del Pd: stare all'opposizione. "Saremo coerenti con gli esiti del 4 marzo - ha chiarito Martina -. Ora tocca a chi ha ricevuto maggior consenso l'onore e l'onere del governo del Paese. Noi continueremo a servire i cittadini, dall'opposizione, dal ruolo di minoranza parlamentare". "Il tempo della propaganda è finito - ha evidenziato -. Lo dico in particolare a Lega e Cinque Stelle: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità. Misureremo insieme ai cittadini le vostre coerenze, giorno per giorno, rispetto a quello che avete promesso facilmente e raccontato in mesi e mesi di propaganda senza limiti".

Quella lanciata dal vicesegretario è una "fase costituente" da gestire "con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso". La linea di Martina ha ottenuto il via libera dei big, da Zingaretti ("bene Martina") a Delrio ("siamo riuniti non per cercare un nuovo capo ma una nuova direzione") fino a un silente Franceschini. Poi la relazione è stata approvata dalla Direzione con nessun voto contrario e sette astenuti.

Un sì alla responsabilità è arrivato anche da Orlando, che però ha sottolineato: "Non penso che mentre qualcuno si carica il peso di una lunga transizione qualcuno si possa defilare e sparare sul Quartier generale secondo una strategia di Mao Zedong". Per il ministro della Giustizia è giusto dire no a un governo del M5S o della Lega, ma ha avvertito: "Attenzione a evitare un Aventino istituzionale, abbiamo il dovere di far entrare tutte le forze uscite dalle urne nel gioco democratico e dobbiamo costruire un assetto di garanzie nei livelli istituzionali".

Nonostante l'assenza, nella giornata di ieri, Renzi si è fatto sentire con la sua enews. "Io non mollo - ha precisato Renzi -. Mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Abbiamo perso una battaglia ma non abbiamo perso la voglia di lottare per un mondo più giusto. Il futuro prima o poi torna". Matteo Orfini, invece, ha spiegato la road map dopo le dimissioni del segretario. Salvo slittamenti dovuti alle consultazioni al Quirinale, "il presidente ha un mese di tempo per convocare l'Assemblea nazionale". L'Assemblea verificherà la possibilità di eleggere un segretario, altrimenti partirà la stagione congressuale.

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