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Carceri, via libera a riforma: cosa cambia

16 marzo 2018 | 15.58
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Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Più misure alternative, carceri meno affollate e riduzione del tasso di recidiva. Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della giustizia Andrea Orlando, ha approvato, in secondo esame preliminare, un decreto legislativo che, in attuazione della legge sulla riforma della giustizia penale (legge 23 giugno 2017, n. 103), introduce disposizioni volte a riformare l’ordinamento penitenziario.

"E' una riforma importante che rivede l'ordinamento penitenziario, non c'è nessun 'salvaladri', noi le pene dei ladri le abbiamo aumentate rispetto a quelle che c'erano", ha detto Orlando aggiungendo: "Non c'è alcun 'svuotacarceri', nessuno uscirà sulla base di automatismi. C'è una norma che dice che si deve valutare il comportamento del detenuto, naturalmente non per tutti i reati, quelli più gravi sono esclusi". Con il lavoro "la pena può essere trasformata restituendo qualcosa alla società e risarcendo così il danno che il reato ha prodotto". Il testo della riforma dell'ordinamento penitenziario "dovrà tornare in Commissione, perché non abbiamo recepito alcune indicazioni contenute in un parere del Senato e quindi ci sarà un ulteriore passaggio", ha fatto sapere il ministro, secondo il quale presumibilmente il provvedimento "passerà per la Commissione speciale, ma sarà il ministro per i Rapporti con il Parlamento a deciderlo".

Il provvedimento ha principalmente l’obiettivo di rendere più attuale l’ordinamento penitenziario previsto dalla riforma del 1975, per adeguarlo ai successivi orientamenti della giurisprudenza di Corte Costituzionale, Corte di Cassazione e Corti europee, e mira, in particolare, a ridurre il ricorso al carcere in favore di soluzioni che, senza indebolire la sicurezza della collettività, riportino al centro del sistema la finalità rieducativa della pena indicata dall’art. 27 della Costituzione; razionalizzare le attività degli uffici preposti alla gestione del settore penitenziario, restituendo efficienza al sistema, riducendo i tempi procedimentali e risparmiando sui costi.

Al centro del provvedimento, inoltre, diminuire il sovraffollamento, sia assegnando formalmente la priorità del sistema penitenziario italiano alle misure alternative al carcere, sia potenziando il trattamento del detenuto e il suo reinserimento sociale in modo da arginare il fenomeno della recidiva; valorizzare il ruolo della Polizia Penitenziaria, ampliando lo spettro delle sue competenze.

Il decreto è suddiviso in 6 parti, corrispondenti ad altrettanti capi, dedicate alla riforma dell’assistenza sanitaria, alla semplificazione dei procedimenti, all’eliminazione di automatismi e preclusioni nel trattamento penitenziario, alle misure alternative, al volontariato e alla vita penitenziaria. Il testo ha ottenuto il parere favorevole della Conferenza unificata e tiene conto dei pareri espressi dalle competenti Commissioni parlamentari.

La riforma dell'ordinamento penitenziario "abbatte la recidiva, siamo un Paese che spende quasi 3 miliardi di euro tutti gli anni per eseguire le pene ma abbiamo ancora un tasso di recidiva tra i più alti d'Europa. Con questo intervento andiamo in un'altra direzione", ha detto ancora Orlando sottolineando che "ci sarà chi tenterà di cavalcare le paure, ma i cittadini non dovranno averne". Da domani, ha detto ancora, "non esce nessuno sulla base di questo provvedimento, da domani il giudice potrà valutare caso per caso il comportamento dei singoli e di evitare quello che oggi avviene". "Più studio, più lavoro all'interno del carcere, più restituzione ai cittadini di quanto si è tolto con il reato: questo è il senso di questo provvedimento", ha evidenziato il ministro.

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