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Trattative

C'eravamo tanto amati

28 marzo 2018 | 06.30
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(Afp)
(Afp)

Fase di stallo tra centrodestra e Cinquestelle per la formazione di un possibile governo. La trattativa, raccontano, si sarebbe arenata anche sul nodo della composizione degli uffici di presidenza. Fonti parlamentari del centrodestra accusano i Cinquestelle di non rispettare i patti, ovvero l'accordo secondo il quale chi prendeva una presidenza di Camera o Senato, non poteva accampare pretese sui 'vice' dello stesso ramo del Parlamento. I grillini, secondo le stesse fonti, avrebbero chiesto per sé anche alcune vicepresidenze. Da qui lo stop.

"Per la partita del governo siamo a carissimo amico'', confida un big di Forza Italia, visto che non sarebbe caduto il veto M5S sulla presenza di ministri azzurri in un eventuale governo giallo-verde. Ed è proprio questo il punto di scontro, almeno per ora, anche se nessuno chiude la porta al confronto. E' Alfonso Bonafede, un fedelissimo di Di Maio e ministro alla Giustizia in pectore, ad alzare la tensione di primo mattino: ''Di Maio premier o niente" perché "se noi ai cittadini presentiamo un altro nome, non eletto, determiniamo il definitivo allontanamento dalla politica".

Pronta la replica di Matteo Salvini, che ha sempre detto di non voler essere premier a tutti i costi: ''Non puoi andare al governo dicendo: 'O io o nessuno' e se Di Maio dicesse davvero 'o io premier o salta tutto', questo non è il modo di agire". Il segretario del Carroccio, che vedrà Luigi Di Maio la ''prossima settimana'' pone un altro paletto: ''Io parto dal centrodestra, abbiamo preso i voti insieme e se Di Maio mi chiede di lasciar fuori Forza Italia, lo saluto, arrivederci...".

Ma Di Maio, almeno per ora, sembra irremovibile: "Il premier - scrive sul Blog delle Stelle - deve essere espressione della volontà popolare. Il 17% degli italiani ha votato Salvini premier, il 14 Tajani premier, il 4 Meloni premier. Oltre il 32% ha votato il MoVimento 5 Stelle e il sottoscritto come premier. Non mi impunto per una questione personale, è una questione di credibilità della democrazia. E' finita - assicura - l'epoca dei governi non votati da nessuno".

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