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Governo, scatoloni pronti

06 maggio 2018 | 13.59
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(FOTOGRAMMA)
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Dimissionario dal 24 marzo scorso, il governo Gentiloni ha superato i 500 giorni di vita. Per l'esecutivo in carica solo "per gli affari correnti", quelli della prossima settimana potrebbero però essere gli ultimi giorni. Con l'ultimo giro di consultazioni indetto dal presidente Sergio Mattarella potrebbe, infatti, avviare il conto alla rovescia per il prossimo esecutivo. Al netto delle prospettive della neonata legislatura.

I palazzi della politica si interrogano da giorni sulle varie alchimie praticabili per arrivare alla formazione di un governo (tecnico, elettorale, balneare, del presidente) specie dopo che le precedenti consultazioni hanno fatto crollare le quotazioni di una vera e propria maggioranza politica. Nel 'totoesecutivo' non manca certo l'ipotesi 'prorogatio' della 'prorogatio', cioè lasciare Paolo Gentiloni a palazzo Chigi ancora per un po'.

TRASLOCO - Ma se il Quirinale, 'illuminato' dalle forze politiche, optasse per un nuova soluzione, gli scatoloni che nei singoli ministeri e a palazzo Chigi sono pronti da un paio di mesi potranno essere definitivamente chiusi. L'aria di trasloco ormai si respira da un po' nei vari uffici, come sempre con le scadenze elettorali. Del resto alcuni tra gli stessi ministri, ben prima del voto del 4 marzo, avevano dato plasticamente l'immagine del 'distacco'. Due esempi per tutti: Angelino Alfano e Carlo Calenda, che hanno scelto di non candidarsi alle elezioni e non tornare quindi nemmeno in Parlamento.

Il protocollo dei vari ministeri in questi casi è quello messo a punto negli anni in occasione dei (numerosi) cambi di governo: gestione dell'esistente, nessun impegno a lungo termine salvo casi eccezionali. Anche il ritmo di appuntamenti e visitatori a vario titolo è fisiologicamente sceso nelle ultime settimane, seppure non certo ridotto a zero. Ma nonostante tutto sia pronto al governo per il passaggio di consegne, il "disbrigo degli affari correnti" ha le sue regole e, in termini di impegno, comunque un prezzo da pagare.

SCADENZE - Non si tratta solo degli appuntamenti da protocollo, le presenze a cerimonie e i doveri istituzionali. Lo dimostrano le ultime riunioni del Consiglio dei ministri, che non si sono limitate a scadenze, impegni europei e leggi regionali da impugnare o no ma hanno affrontato la questione Def o le vicenda Tim e Alitalia.

Così, nonostante l'aria di smobilitazione, nessun ministro ha chiuso in maniera definitiva la porta del proprio ufficio dopo il 4 marzo. Uno degli esempi più evidente è quello di Calenda. Il ministro dello Sviluppo si è tuffato con rinnovata determinazione nelle varie vertenze e crisi aziendali ancora aperte, dalla Embraco a Iol passando per Ilva. Attività che Calenda documenta con attenzione sul suo account Twitter.

2 GIUGNO - Il ministero della Difesa, tra i tanti, è quello che ha in agenda un evento non da poco: i festeggiamenti del 2 giugno, la festa della Repubblica. Ma, forse anche grazie alla celebre disciplina delle Forze Armate, nonostante la 'stagione da trasloco' l'organizzazione è messa molto bene. Tra i più presenti, nel suo ufficio a palazzo Chigi, Maria Elena Boschi continua a rispettare alla lettera la sua agenda da sottosegretaria alla presidenza. Venerdì scorso era in Calabria, a San Luca, a un anno dall’inaugurazione del campo sportivo finanziato dal Dipartimento Pari opportunità: "Lo Stato c’era un anno fa e c’è ancora oggi", ha scritto su Facebook.

Qualche traccia della nuova vita dei ministri si scorge sui social, nei toni e nei contenuti dei post pubblicati. Sulla pagina Facebook di Luca Lotti, per esempio, fanno capolino gli impegni da babbo e le foto dei figli, una riunione di partito nella piccola sezione Pd di Montelupo. Ma anche il ministro dello Sport non è certo venuto meno i suoi doveri istituzionali, come dimostra per esempio la visita di venerdì scorso ad Amatrice per l'inaugurazione del nuovo stadio comunale.

I DOSSIER - Altri ministri si sono dovuto impegnare per chiudere i rispettivi dossier prima degli scatoloni. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, per esempio, ha dovuto lottare per portare il più avanti possibile l'iter della riforma dell'ordinamento penitenziario. La ministra della Pa Marianna Madia ha seguito e definito le vicende delle contrattazioni dei vari comparti della Pa. Mentre è rimasto sempre attivissimo Marco Minniti. Tanto, si dice, da non far calare per nulla il ritmo di lavoro al Viminale nemmeno nel periodo degli "affari correnti".

E il premier? Un assaggio del suo approccio Gentiloni lo aveva dato già in campagna elettorale, quando ha scelto di impegnarsi ma con un profilo che non compromettesse il suo 'standing' istituzionale. Il presidente del Consiglio ha continuato il suo lavoro a palazzo Chigi nei precisi termini della 'prorogatio'. Anzi, forse anche qualcosa in più. Come nelle ore a cavallo dell'azione condotta da Usa, Francia e Regno Unito in Siria e in questi giorni, con la vicenda dazi che sta mettendo a dura prova i rapporti Usa-Ue.

MATTARELLA - I diplomatici di palazzo Chigi, poi, sono sempre al lavoro sull'agenda internazionale: c'è il summit Ue-Balcani dell'ovest il 17 maggio in Bulgaria e il G7 in Canada l'8 e 9 giugno. Ma anche per chiudere questi dossier bisognerà aspettare l'esito delle consultazioni del presidente Mattarella.

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