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Silvio alle strette

09 maggio 2018 | 15.42
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(Fotogramma)
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Continua l'assedio della Lega e dei forzisti filosalviniani al fortino di Arcore. Silvio Berlusconi ancora non ha ceduto, per ora resta fermo sulle sue posizioni: niente veti su di noi, basta teatrini come l'appoggio esterno. Ma, raccontano fonti azzurre, il pressing è così forte e asfissiante per fare il 'passo di lato' che alla fine potrebbe convincersi. 'Radio' Montecitorio dice che il Cav sarebbe pronto a dare di fatto il suo via libera all'intesa governativa Salvini-Di Maio tramite l'astensione.

In Transatlantico, tra i capannelli dei parlamentari azzurri, molti scommettono che l'ex premier, senza rompere l'alleanza di centrodestra e per senso di responsabilità e il bene del Paese, d'intesa con il Colle, starebbe prendendo seriamente in considerazione l'idea di far partire l'esecutivo giallo-verde senza votargli la fiducia, ma riservandosi di approvare successivamente i singoli provvedimenti, valutando caso per caso, come gli consiglia persino Umberto Bossi (''A Silvio conviene far partire il governo senza dargli la fiducia e poi deciderà provvedimento per provvedimento'').

Secondo questo schema nella futura squadra di palazzo Chigi non ci sarebbero ministri azzurri o di area, come ipotizzato in un primo momento (il totonomine dava in pole Mara Carfagna, Lucio Malan e Andrea Mandelli). Alcuni big forzisti a mezza bocca, altri apertis verbis, danno per scontato il semaforo verde da Villa San Martino, senza nessun strappo nella coalizione. ''La Lega faccia pure, l'alleanza rimane'', dice Renato Brunetta. Giovanni Toti è convinto che la soluzione sarà ''un'astensione benevola''. Per ora Berlusconi tace e valuta con i fedelissimi i pro e i contro delle proposte di Salvini-Di Maio in cambio del suo eventuale 'passo di lato'. Insomma, le trattative continuano a ritmo serrato.

Sul tavolo le 'garanzie per Silvio' e Forza Italia. E si torna a parlare, infatti, del problema delle aziende del Cav. Con i consiglieri storici Gianni Letta, Fedele Confalonieri e Niccolò Ghedini, tutti favorevoli alla nascita di un esecutivo M5S-Lega per senso di responsabilità. Tra i nodi da sciogliere, poi, anche quello del candidato premier: le quotazioni di Giancarlo Giorgetti sarebbero in calo per il 'no' dei cinque stelle e quindi si andrebbe verso un esponente 'terzo'.

In casa Forza Italia, dove tra i neo eletti è molto forte il timore del voto, prevale l'orientamento di restare in partita anche se questo significa 'ingoiare il rospo' di un esecutivo cinque stelle-Lega. Anche i veterani, abituati a navigare mari in tempesta, sono per l'astensione perché in questo modo Berlusconi assumerà "ancora una volta i panni del 'salvatore della patria' e nello stesso tempo potrà fare la spina del fianco di Di Maio e Salvini.

Chi crede in un esecutivo giallo-verde con il sostegno indiretto di Fi è l'ex capogruppo azzurro al Senato, Paolo Romani: "Mi pare che ci sono forze che si stanno cimentando per fare un governo, vedremo di che cosa sono capaci". In ogni caso, assicura, un "governo giallo-verde non è detto che debba far saltare le alleanze del centrodestra a livello regionale".

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