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Muro contro muro, Pd spaccato

19 maggio 2018 | 07.11
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Al momento, è muro contro muro. I dem vanno all'assemblea di oggi senza aver raggiunto una mediazione. Come sempre si continuerà a trattare fino all'ultimo minuto utile e non è escluso che alla fine si raggiunga un accordo. Ma, ieri a metà pomeriggio, alla vigilia della riunione di oggi all'Ergife le posizioni erano ancora distanti e la conta uno scenario più che concreto. E dire che la giornata era cominciata con un ramoscello di pace: un'offerta del fronte renziano per evitare di dividersi domani con lo stesso Matteo Renzi disponibile, a quanto è stato riferito, a non intervenire per allentare le tensioni.

La proposta dei renziani era quella di non votare oggi: né segretario né congresso. Lasciare la reggenza a Martina e quindi convocare una nuova assemblea dopo i ballottaggi delle amministrative per far partire il congresso da celebrarsi non tassativamente entro l'anno. Un'offerta che però non ha trovato consensi nel fronte che chiede di eleggere Martina segretario oggi.

I primi ad uscire allo scoperto sono stati quelli della minoranza di Andrea Orlando e Gianni Cuperlo. Una "pseudo tregua", è stata definita la proposta renziana. "Chiediamo un voto che legittimi Martina a guidare la delicata fase che abbiamo davanti fino al congresso", si spiega. La minoranza non intende contribuire "all'ennesima tregua di facciata, no ad un unanimismo di facciata”, si sottolinea.

La realtà, sostengono dalla minoranza Pd, è che "i renziani sanno che la maggioranza schiacciante non c’è più e temono loro per primi la conta". E' vero, una 'maggioranza schiacciante' non c'è più e su questo concordano anche nell'area dell'ex-segretario. "Noi come loro non sappiamo con precisione quanti delegati" si presenteranno all'assemblea ma il risultato di contatti e telefonate con i singoli delegati, spiegano dal fronte renziano, "ci garantisce che la nostra maggioranza non è in dubbio".

Nel pomeriggio di ieri un big vicino a Renzi la metteva giù così: "Vedo complicata una mediazione... i più spinti per una conta non sono Orlando e Cuperlo ma Martina e il 'suo azionista di maggioranza', Dario Franceschini. Martina non molla". E quindi? Al momento, se davvero alla fine non si troverà un accordo, per i renziani lo scenario più probabile resta di indire subito il congresso lasciando, per Statuto, al presidente dell'assemblea, Matteo Orfini, la guida del Pd nella fase congressuale.

Comunque, va avanti il lavoro per evitare che si arrivi a una spaccatura. Un tentativo che coinvolge diversi big dem. Anche Paolo Gentiloni, tra gli altri, avrebbe dato l'ok alla soluzione proposta dai renziani per evitare divisioni. Quanto all'ex-segretario, a quanto viene riferito, giudica "lunare" la discussione di questi giorni attorno all'assemblea, convinto che la cosa più importante in questo momento sono le trattative per il governo e il contratto tra Lega e M5s.

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