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Migranti, la sfida di Salvini

26 giugno 2018 | 07.17
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

"La Guardia costiera italiana ha avuto disposizioni di non raccogliere gli sos delle navi ong cariche di migranti? Dovete chiedere al ministro Toninelli, ma se così fosse, questa decisione avrebbe il mio totale sostegno". Mentre continua l'odissea dell'ong tedesca Lifeline, ferma da giorni a sud di Malta con a bordo 234 migranti, e la Maersk, con i suoi 110 migranti viene autorizzata dal Viminale ad attraccare a Pozzallo, il ministro dell'Interno Matteo Salvini lancia un nuovo guanto di sfida alle organizzazioni non governative, arroventando al tempo stesso il clima all'interno del governo.

Tanto che in serata è Luigi Di Maio a intervenire per calmare le acque. Per la Lifeline, dice il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ai microfoni di Stasera Italia "ci sono due strade: o aprono i porti Francia, Spagna e Malta o viene nei nostri porti e poi la sequestriamo". Già in mattinata sulla questione dei soccorsi era intervenuto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, che in un post su Facebook aveva chiarito: "Nessuno può permettersi di accusare un corpo valoroso come la Guardia Costiera di voltarsi dall'altra parte o di non voler salvare vite umane. I suoi uomini hanno messo in sicurezza circa 600mila persone soltanto negli ultimi quattro anni e continuano a impegnarsi in un lavoro difficilissimo nel Mediterraneo".

Messaggio ribadito stamani ai microfoni di Radio Anch'io, su Radio Raiuno. "La Guardia Costiera opera in condizioni di autonomia tecnico-giuridica, per cui non devo essere io a dire se deve rispondere oppure no agli sos - ha rimarcato Toninelli -. La Guardia Costiera non può intervenire nelle acque libiche". "Noi non faremo morire nessuno - ha scandito il ministro delle Infrastrutture -. In caso di pericolo, come prescrive il diritto, la Guardia Costiera continuerà a intervenire, non servirà un mio ordine. La mia linea è la stessa del ministro Salvini con cui mi sento ogni giorno. La nostra è una battaglia comune".

Ieri Salvini è volato a Tripoli dove ha incontrato il suo omologo Abdulsalam Ashour, il presidente Fayez al Serraj e il vicepremier libico Ahmed Maitig per discutere dei centri di accoglienza da aprire ai confini della Libia. "Raramente - ha sottolineato Salvini in una conferenza stampa al Viminale - ho riscontrato una comunione di intenti come oggi con il presidente libico Serraj e con tutte le autorità che ho incontrato: c'è totale condivisione tra la Libia e l'Italia mentre non si può dire lo stesso tra la Libia e la Ue o tra la Libia e altri Paesi europei che lì hanno fatto solo danni".

Il ministro dell'Interno ha riferito di aver "visitato un centro nel cuore di Tripoli assieme alla Unhcr per mille immigrati e l'ho trovato all'avanguardia". La Libia, per voce del vicepremier Ahmed Maitig, ha però messo in chiaro che rifiuta "categoricamente la presenza di campi per migranti in Libia. Questo non è accettato dai libici né è consentito dalla legge libica". Quanto agli hotspot da aprire ai confini della Libia, il titolare del Viminale ha spiegato che "Niger, Mali, Ciad, Sudan, sono tutti coinvolgibili ma serve un'azione forte della Unione europea, come fu fatto con la Turchia per i confini Est. Inoltre, ci piacerebbe che l'azione francese in Niger fosse più operativa: ma non do lezioni ai francesi altrimenti poi Macron si offende...".

Salvini ha poi confermato la linea dura con le ong, ribadendo riguardo a Lifeline: "Questa nave, che batte bandiera dubbia, è una imbarcazione fuorilegge e ovunque dovesse attraccare andrebbe sequestrata e il suo equipaggio posto in stato di fermo". Intanto ieri sera, un'altra nave cargo, la Alexander Maersk, con a bordo 110 migranti, ha ricevuto il via libera dal Viminale per attraccare a Pozzallo. Il mercantile era fermo in rada davanti al porto di Pozzallo da venerdì.

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