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Migranti

Diciotti verso Trapani, Salvini: "Voglio i nomi"

11 luglio 2018 | 12.52
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(Afp)
(Afp)

La Diciotti verso Trapani, con il suo carico di 67 migranti a bordo. A bordo della nave, a quanto si apprende, ci sono uomini della Capitaneria di porto e della Polizia per raccogliere elementi da riferire all'autorità giudiziaria. Intanto, la posizione del Viminale non cambia.

I tempi di arrivo della nave nel porto di Trapani previsto per la serata potrebbero slittare a giovedì mattina. A bordo i migranti soccorsi dalla Vos Thalassa intervenuta in acque libiche, trasferiti sulla nave della Guardia Costiera. L'intervento si è reso necessario perché, dopo il salvataggio, alcuni migranti avrebbero minacciato l'equipaggio e il capitano del rimorchiatore, si immagina per non essere riportati in Africa.

Intanto il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha avvertito: "Se c'è gente che ha minacciato e che ha aggredito, non sarà gente che finisce in un albergo ma che dovrà finire in una galera". Quindi, ha detto il responsabile del Viminale, "non darò autorizzazione a nessun tipo di sbarco finché non ci sarà garanzia per la sicurezza degli italiani che delinquenti, che non sono profughi, che hanno dirottato una nave con la violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi vengano riportati rapidamente nei loro Paesi. Fino a che non avrò queste garanzie non ci sarà nessun sbarco". E a chi gli ha chiesto da chi attenda tali garanzie, "da chi le deve dare, che non è il ministro dell'Interno". E ancora: "Prima di concedere qualsiasi autorizzazione - ha rincarato poi - attendo di sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori, che dovranno scendere dalla nave Diciotti in manette".

Il ministro dell'Interno, dopo un vertice a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in vista della riunione dei ministri dell'Interno Ue in programma a Innsbruck, ha chiarito che la linea del governo sui migranti è "assolutamente comune: rafforzare ancora di più la sicurezza dei cittadini italiani, ponendo al centro del dibattito europeo il fatto che non possiamo essere lasciati soli in concreto".

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